Quelli che non rinunciano a lottare nel quotidiano per creare e vivere in un altro mondo possibile, che si realizza vivendo contro il “questa è la vita” dell’ideologia dominante, hanno ha che fare con ragione e sentimento entro il quadro di un grande, fecondo contrasto:
I grandi sentimenti ci stimolano alla radicale tensione della ragione e la ragione fa grandi i nostri sentimenti:
li rende utili a porre una prassi che sfida e sceglie di agire in contrasto anche nelle condizioni attuali, difficili, molto molto difficili. Insoddisfacenti, molto molto insoddisfacenti.
E questo apre la strada alla gioia.
La gioia di vivere nella lotta, che si accompagna alla fede in un mondo di eguali uniti nel migliorarsi, contro l’individualismo e la sua solitudine, contro l’indifferenza socializzata e l’ineguaglianza, che per noi sono il male.
In contrasto con una quotidianità tristemente succube del “così è, c’è poco da fare”, cugino di primo grado del “non c’è niente da fare”. Dolente lamento subalterno, che isterilisce e tenta di anestetizzare il tutto.
In contrasto con una vita che scorre ripetitiva e depressa o in preda a qualche mediocre, piccola, penosa, infelice, ottusa mania.
Qui si parrà nostra nobilitate (nostro indispensabile antenato Dante)
Contributo a una morale rivoluzionaria
Non vi spaventate, niente che non si possa tentare, praticare.
È stata praticata in una nostra esperienza di CURP (Comune urbana popolare, vedi link http://www.collettivobebrecht.it/inizia…/movimento-c-ur-p/ )
Esperienza finita cioè fallita. Un insuccesso.
Impariamo dagli errori e continuiamo a tentare.
La barra al logos, melos alla rotta (Frank3Dita-F3D)
Controcultura: Spazio aperto Be.Brecht
A proposito di ragione e grandi sentimenti
«Il grande e fecondo contrasto tra ragione e grandi sentimenti consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà, da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso. È perfettamente esatto, e confermato da tutta l’esperienza storica, che il possibile non verrebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile. Ma colui il quale può accingersi a quest’impresa deve essere – in un senso molto sobrio della parola – un eroe* e deve foggiarsi quella tempra d’animo tale da poter reggere anche al crollo di tutte le speranze, e fin da ora, altrimenti non sarà nemmeno in grado di portare a compimento quel poco che oggi è possibile. Solo chi è sicuro di non venir meno anche se il mondo, considerato dal suo punto di vista, è troppo stupido o volgare per ciò che egli vuol offrirgli, e di poter ancora dire di fronte a tutto ciò: “Non importa, continuiamo”». Max Weber si è certi, non perdonerà qualche variazione…
Il Polilogo Semiserio indicato nel link è assolutamente straniante con tocchi esilaranti. Mi iscrivo al primo e al penultimo punto che sposo completamente; sugli altri .. dibattito, dibattito, dibattito!
*Nella Vita di Galileo di B. Brecht, quando Galileo abiurò di fronte all’Inquisizione suscitò la protesta del discepolo Andrea Sarti, figlio della sua governante: «Sventurata la terra che non produce eroi». Ma il Maestro lo corregge: «Sventurata la terra che ha bisogno di eroi».