Riceviamo e pubblichiamo:
Car@ compagn@ vi scrivo indignato per la morte di Matteo ucciso ad Ala per mano di un carabiniere. Matteo tutti lo conoscono in paese, un uomo buono in un momento doloroso della sua vita. Matteo era andata a comprare il tabacco con la macchina. Non aveva la patente, per questo non si ferma al posto di blocco. Quando vede i carabinieri nel cortile di casa sua, si scaglia contro l’auto con l’accetta. Non bastava aspettare che ritrovasse la calma, preoccuparsi che la sua rabbia non fosse pericolosa né per altri né per se stesso, indietreggiare? Le forze dell’ordine, il corpo scelto della nostra società, a tutela dei più deboli e della loro incolumità sparano contro un uomo in evidente stato d’angoscia.
E Matteo cade a terra. La madre, è un’infermiera, vuole soccorrerlo. Lo vede morire, gli urla “Tieni duro”, vorrebbe abbracciarlo. Tutto questo gli viene impedito dalle stessa forze dell’ordine. In tragico ed infame modo Matteo trova fine alle sue sofferenze.
Negato l’aiuto che negli ultimi giorni la madre aveva chiesto agli stessi carabinieri, allo psichiatra. Invocava un ricovero, un sollievo momentaneo a cui suo figlio aveva diritto.
Tutto questo è miserabile viltà senza onore possibile!
Nazismo incorporato nelle “democrazie” occidentali? Certo non è il dramma di una malattia, come è stato scritto, né un fatto che non stupisce e che uno si aspetta -fatalità!- come le vergognose parole dell’Assessora alle politiche sociali familiari del comune di Ala. Feroci processi economici, sociali, culturali -la guerra del grande capitale contro l’umanità- condannano la parte più debole e sofferente della nostra società alla povertà -non solo economica- all’indifferenza, all’isolamento, alla disperazione. “Quando tutto sarà privatizzato, saremmo privati di tutto” ed i dannati della terra sacrificati per i profitti -enormi!- di pochissimi.
Probabilmente il protocollo sanitario, le procedure d’ingaggio assolveranno i più, potranno dire di aver eseguito il mandato, quello che è prescritto. Questo non richiama tristemente la difesa dei gerarchi nazisti macchiatisi dei più orrendi fra i delitti?
Non rassegniamoci all’orrore, restiamo umani! Continuiamo a lottare per un mondo in cui l’uomo sia d’aiuto all’uomo, in ogni momento, anche quando veste il camice o la divisa. Perché un ultimo gesto di pietà -proprio quella di Michelangelo. non sia mai più impedito a nessuno.
(Negli Stati Uniti mentre si celebra il processo per l’assassinio di George Floyd, un giovane ispanoamericano di 13 anni cade vittima, braccia alzate, sparato da un poliziotto!)
L’orrore per la morte di Matteo, 44 anni, ucciso ad Ala per mano di un carabiniere, è grande.
Il fatto grave, moralmente inaccettabile come membri di una società che si dichiara civile, sta nella burocratica indifferenza di chi tra i suoi compiti oltre quello di interdire comportamenti violenti verso terzi ha quello di esercitare la sensibilità sociale, la pietas, l’attenzione, il soccorso e la difesa dei più deboli, i più esposti alle crudeltà di questo tempo.
Stiamo parlando dei carabinieri, come di tutte quelle che sono denominate forze dell’ordine, i membri delle quali, come i medici, sono tenuti a realizzare con lealtà i compiti e le responsabilità che si sono impegnati ad assumersi.
I medici giurano sul Giuramento di Ippocrate, i corpi di polizia sulla Costituzione della Repubblica, sul rispettarla e sul farla rispettare.
Incompetenza, incapacità di valutazione, forse impreparazione o forse anche abitudine all’abuso -abuso di potere intendiamo – , e cioè la grande responsabilità personale e di corpo dell’ immediata violenza!
A tutti noi cittadini e a ciascuno di noi la responsabilità di giudicare moralmente prima ancora dei tribunali.