L’8 febbraio scorso scrivevamo:
IL COVID 19: UNA SINDEMIA
Proponiamo di associarci nell’uso di SINDEMIA a sfavore di PANDEMIA perché la parola e il suo significato hanno importanti conseguenze nella coscienza sociale, cioè nelle pratiche e nelle lotte sociali.
Oggi è decisivo definire come SINDEMIA la diffusione di un grave intreccio di sintomi sociali e sanitari:
un insieme cioè di patologie sanitarie:
economiche, sociali, culturali, spirituali, di crisi di senso, psicologiche, del modello di vita e delle sue varianti di reddito.
A differenza della PANDEMIA, che indica il diffondersi di un agente infettivo in grado di colpire più o meno indistintamente il corpo umano con la stessa rapidità e gravità ovunque, la SINDEMIA implica una relazione tra più malattie (es. la malattia del diabete enormemente aggravata dal Coronavirus) e condizioni ambientali, socio-economiche-culturali, che si abbattono in maniera più grave sulle fasce più povere della società, della popolazione. L’interagire tra queste patologie e le condizioni sociali rafforza e aggrava ciascuna di esse.
Il mondo va curato, oltre che dall’epidemia, dalle pestilenze che l’hanno preceduta e prodotta:
il capitalismo rapace, il più pericoloso e ottuso dei fondamentalismi religiosi, ipnotico ammaliante per noi vittime; l’imperialismo neocolonialista; il saccheggio, l’incuria delle risorse naturali; la negligenza verso le generazioni future.
È necessario un pronto e duraturo rafforzamento dello stato sociale in favore degli strati più poveri della popolazione:
un’azione extra-ordinaria nel togliere ai più ricchi per dare ai poveri.
E se le leggi non sono giuste il popolo avrà il diritto a ristabilire la giustizia necessaria, a partire dall’intervento sul sistema bancario.
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