Abbiamo incontrato la piattaforma per petizioni online Avaaz e preso atto del suo ruolo.
Citiamo un passaggio della loro autodefinizione che compare sul loro sito:
“Le priorità di Avaaz e il potere che viene dai membri:
Ogni anno Avaaz fissa le priorità generali grazie ai sondaggi ai membri e le idee sulle campagne sono indagate e testate settimanalmente su campioni di 10mila membri selezionati in modo casuale: soltanto le iniziative che trovano una forte risposta vengono intraprese. Le campagne che poi raggiungono tutti i nostri membri ricevono il supporto di centinaia di migliaia di membri di Avaaz che si mobilitano nel giro di pochi giorni o talvolta poche ore.”
Sembra un posto per vendere merci, speriamo che i più si sottraggono alla vendita delle idee come merci.
Il dispositivo agisce attraverso la registrazione e lo sfruttamento dello status quo, senza dare nessun giudizio sulle merci che vende, se sono frutto di un lavoro giustamente pagato o se sono pesanti rapine ai danni dei lavoratori, per esempio.
E la lotta contro la mercificazione delle idee, dell’amore, dell’amicizia, della solidarietà?
Noi non possiamo accettare l’etica del marketing.
Noi non abbiamo merci da vendere.
Noi pensiamo che bisogna impegnarsi nelle cose spesso difficili che il sistema capitalistico nella sua espressione di imperialismi globali e confliggenti vuole tenere fuori.