Qualche critica sull’intervista allo scrittore Roberto Alajmo comparsa sul Fatto Quotidiano del 23 agosto 2023 riguardo lo stupro di gruppo a Palermo dal titolo “Violenza figlia dell’odio per la donna. Palermo? Ormai senza speranze. È il frutto del cortocircuito tra cultura patriarcale e modernità”.
Lo scrittore afferma:
“I sette ragazzi sono il frutto di una cultura dell’irresponsabilità”
Rispondiamo: no, sono il frutto di una cultura della sopraffazione e dello sfruttamento.
Sono le marionette asservite che agiscono un modello d’uomo predatorio a immagine e somiglianza del denaro nella forma del capitale, il quale può depredare tutto, il che significa che può violentare tutto.
Sul piano antropologico i forti, i ricchi – senza un’ opposizione organizzata dal basso -tendono a sfruttare e violentare tutto e tutti, umanità e ambiente.
Poi Alajmo continua:
“Fra la cultura patriarcale tradizionale, che aveva un profondo rispetto per la donna, e i desideri inconsulti provocati dalla modernità, si è creato un cortocircuito”
Noi: a proposito del profondo rispetto per la donna della cultura patriarcale tradizionale: e il delitto d’onore? E la schiavitù domestica?
A proposito di modernità.
Attualmente non siamo nel momento della modernità, ma della post-modernità, e questo va considerato seriamente.
La modernità ha avuto tratti emancipatori indiscutibili, a partire dalla Rivoluzione francese. Ricordiamo poi ad esempio il ruolo indiscutibile delle donne nella Comune di Parigi. Qualche testimonianza:
«L’atteggiamento delle donne durante la Comune era ammirato dagli stranieri ed esasperava la ferocia dei Versaillese»,affermava Prosper-Olivier Lissagaray nella sua Histoire de la Commune du 1871. «Giovedì 25 maggio 1871, quando le Guardie Nazionali stavano abbandonando la barricata di rue du Château-d’eau, un battaglione di donne accorse per sostituirle. Queste donne, armate di fucili, combatterono mirabilmente al grido di “Vive la Commune!”. Molte nei loro ranghi erano ragazze. Una di loro, di diciannove anni, vestita da fuciliere della marina, ha combattuto come un demone ed è stata uccisa da una pallottola in fronte. Quando furono circondate e disarmate dai Versaillesi, le cinquantadue sopravvissute furono fucilate».
L’epoca attuale è piuttosto segnata dal post-moderno con il suo ridurre qualsiasi visione, qualsiasi speranza di emancipazione, di liberazione universale a futile cretineria da idealisti coglioni.
Contro il dominio del Post-moderno, la cultura dominante in questo momento storico, bisogna realizzare una lotta per un altro maschile e un altro femminile, uniti nella ribellione a un sistema sociale infame, miserabile, ingiusto e alle idee che lo sostengono.
Un maschile ed un femminile, estremamente plastici nei confronti delle questioni di genere, forti nello scontro con gli oppressori, teneri e soccorrevoli tra di loro e con tutti gli oppressi che lottano e che si ribellano.
Non lasceremo sole le nostre compagne e qualsiasi donna oppressa. Avranno la nostra più completa solidarietà di oppresse e oppressi, umiliate e umiliati. Ribelli.
Non saremo mai pecore immemori degli spiedi che ci aspettano nei piani dei grandi capitalisti.
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Aggiungo alla vostra esemplare analisi e risposta il ricordo, a proposito di Comune di Parigi, di Louise Michel, che fece quello che si dovrebbe fare della propria identità (femminile) di oppressa, ossia un posizionamento storico, uno strumento di strategie rivoluzionarie che producano pratiche e teorie di contrasto alla logica capitalista di accumulazione e sfruttamento. Il capitalismo non è solo classe ma anche genere. E se siamo nel post-moderno non siamo nel post-ideologico. La cultura del profilo alfa dominante è frutto della cultura dell’ultra-individualismo, dove chi è più spietato e cinico è chi ce l’ha più lungo. E non si tratta di fallo-capitale visti anche gli esempi, non da meno, di vagino-capitale. Ciò che di meglio una donna e un uomo possono fare per amarsi è amare gli oppressi, unendosi nella lotta contro gli oppressori.