UTILISSIMO INTERVENTO AL PRESIDIO PER I 5 OPERAI UCCISI A BRANDIZZO

Questo è l’utilissimo, chiaro e incisivo intervento fatto da una compagna partecipe della comune lunga battaglia per un altro mondo possibile, un altro mondo indispensabile.
L’intervento è stato fatto al presidio di denuncia e di protesta per i 5 operai uccisi a Brandizzo mentre lavoravano alla manutenzione della rete ferroviaria, presidio svoltosi ieri a Trento e convocato dal movimento No TAV che noi sosteniamo.

Una definizione utilissima del quadro in cui agiamo e che propone un necessario confronto a tutti noi che patiamo in basso e che tentiamo con insistenza di lottare e reagire in basso.

“”””Vorrei dire qualcosa a proposito del generale attacco materiale e immateriale alle condizioni di lavoro e al rapporto con la repressione, e lo farò spazzolando contropelo la storia.
Quest’anno la destra, il governo di destra, ha scelto il primo maggio per presentare il suo Decreto Lavoro, tanto atteso da Confindustria e padroni d’ogni risma. L’ha fatto apposta, per oltraggiarlo. Perché questo decreto sancisce la fine di un lungo percorso (Lama, Berlinguer, Craxi, Cofferati, Renzi) di picconate alle conquiste dei lavoratori.
Il decreto lavoro smantella la contrattazione collettiva, prevedendo contratti peggiorativi e la contrattualizzazione discrezionale tra padrone e lavoratore, certificata da consulenti privati del lavoro; sancisce la precarizzazione economica e di vita del lavoratore con il lavoro a chiamata e il pagamento tramite voucher.
E se sei disoccupato?
E’ colpa tua, è colpa tua e la devi pagare: sei obbligato ad accettare qualsiasi proposta di monte ore lavorativo giornaliero di salario da fame, entro 80 km da casa, e persino entro il territorio nazionale, pena la perdita del mini assegno di indennità.
La devi pagare e la devi pagare con la perdita di dignità. Si chiamano neoliberismo e meritocrazia. E inutile aggiungere che tutto questo è stato possibile grazie al fatto che i sindacati “maggiormente rappresentativi” hanno sposato la teoria che per far star bene i lavoratori deve in primo luogo star bene l’industria, il grandi capitalisti, l’alta borghesia, la finanza e il profitto.
Una posizione cretina, fallace, corrotta, che ha portato alla svendita dei diritti, alla svendita del lavoro, alla svendita del lavoratore stesso.

E per dire a che punto siamo arrivati, in questi giorni dalle testimonianze degli operai emerge il modus operandi della manutenzione che prevede che le squadre di operai si piazzino sui binari prima dell’orario concordato per avvantaggiarsi con il lavoro. Evitando così di finire in ritardo, viste le penali altissime che devono pagare in questi casi le imprese. E lavorando con una sorta di sorveglianza a vista: «Io vi avviso se arriva il treno, voi vi togliete», Questa è la la procedura prevista. E’ ignobile e vergognoso!

Ed io che sono ingenua mi domando: come sono possibili tutti questi attacchi? E da furba rispondo: sono possibili grazie alla repressione.
Alla repressione della lotta e, aggiungo, al lavoro di dominio culturale fatto dall’alto. Già alla fine degli anni 70, gli strumenti di lotta furono violentemente criminalizzati.
Una situazione analoga si ripresenta oggi nel comparto della logistica, che voglio nominare perché è uno dei settori strategici del capitalismo attuale dove vigono forme di lavoro neo-schiavile, (dobbiamo tematizzare la schiavitù pienamente e sfacciatamente sdoganata dal neoliberismo!), fatto anche di abusi e minacce ai lavoratori.
Anche in questo settore si è levata una feroce repressione quando alcune sigle del sindacalismo di base hanno tentato di innescare un nuovo ciclo di lotte.
Ricordo che nel 2021, Adil Belakhdim, un delegato sindacale del SiCobas, è stato travolto da un camion nel corso di un presidio davanti ai cancelli del centro di distribuzione della Lidl a Biandrate, in provincia di Novara. Una morte atroce che dice cosa è la conflittualità sindacale in tempi di imbarbarimento dell’agire padronale, quando si arriva a toccare la nuda vita, e a toglierla, perché il profitto dimostra di non rispettare nulla, nessuna legge dello Stato e nessuna legge della decenza. Abdul aveva 37 anni, 2 figli e la dignità di chi non abdica i propri diritti.

Nel luglio del 2021, la procura di Piacenza ha fatto arrestare sei sindacalisti dell’Usb e del SiCobas: tra i capi di imputazione c’erano «le attività di picchettaggio illegale all’esterno degli stabilimenti». Secondo la procura le forme di lotta sindacale impiegate nel corso delle vertenze altro non erano che strumenti di «coercizione e ricatto», le rivendicazioni una mera «attività estorsiva» e l’organizzazione sindacale una «associazione per delinquere».

Nel luglio del 2023, per andare più vicini a noi, il 13 e 14 luglio, doveva avere luogo lo sciopero congiunto dei lavoratori di Trenitalia e Italo, e il 15 luglio quello dei lavoratori del trasporto aereo, in particolare per i dipendenti di ITA.
“Doveva avere” ma non “ha avuto”, perché il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, tra una cazzata e una bugia sul ponte sullo stretto, ha deciso di precettare i lavoratori del settore ferroviario firmando un’ordinanza che comandava la fine dello sciopero dimezzandone le ore.
Per che cosa volevano scioperare i lavoratori? Proprio per impedire quello che ha ucciso i cinque operai: da una parte si attacca e dall’altra si impediscono le forme di lotta.
Lo ha fatto ricorrendo a derive autoritarie e piegando a suo piacimento le norme e la procedura con cui si può vietare uno sciopero e parlando di tutela degli utenti pendolari, lasciando intendere che i disagi drammatici dei pendolari, siano legati alle proteste sindacali e agli scioperi e non alla cronica carenza, sotto-finanziamento e disorganizzazione gestionale del trasporto pubblico locale, soggetto da anni a privatizzazioni e/o tagli dei servizi e degli investimenti e dirottamento dei finanziamenti verso i treni dei ricchi e delle merci come l’Alta Velocità in Trentino.
Salvini, come tanti altri di ogni colore, è servo di governo prono al profitto, al capitale, all’oligarchia imprenditoriale e bancaria, che tenta il colpo di trattare la classe lavoratrice come una colonia.

Bisogna denunciare la repressione in atto ma al tempo stesso non dimenticare, per contrastarla, la colonizzazione culturale fatto dall’alto.

L’imperativo morale della società improntata al darwinismo sociale è l’adattabilità alle peggiori condizioni materiali e immateriali e chi non ci riesce è inadeguato.
Siamo imprenditori di noi stessi, ci viene detto e il risultato è che la società della prestazione è una società dell’autosfruttamento.

Alla costrizione esterna subentra un’auto-costrizione, molto più efficiente e produttiva, che si spaccia per libertà e produce, sulla nostra pelle, depressione, senso di inadeguatezza, frustrazione, burn-out, iperattività e collera esasperata dalla competizione.
Ma siamo imprenditori di noi stessi, e ci è concessa la libertà di obbedire.
E’ un’educazione precoce che in quanto tale entra nelle scuole con l’Alternanza Scuola Lavoro e rispetto alla quale, il decreto lavoro approvato di recente istituisce il Fondo per indennizzare i decessi nei percorsi “on the job”.
Invece di eliminare lo strumento dell’alternanza scuola-lavoro, utile soltanto all’impresa per reperire lavoro a costo zero, fucina di sfruttamento e disgrazie, cosa fa il Governo?
Crea un fondo che rappresenta una completa normalizzazione della morte di studenti su un posto di lavoro, considerando questo fenomeno come una cosa così normale da necessitare un fondo a sé stante.
E’ la normalizzazione, la naturalizzazione della morte dei lavoratori, come se il destino dell’uomo non fosse l’uomo. E questa è operazione materiale e culturale!

Cosa fare? Dobbiamo scendere in piazza e scendere in piazza non per fame e disperazione, come ci vorrebbero loro, ma per coscienza, come loro non ci vorrebbero!
Uniamo le forze e le lotte, come sta facendo il movimento No Tav, perché il nemico è lo stesso, perché nessuno si salva da solo, per un lunedì mattina diverso, perché se la morte colpisce tutti non per questo è giusta. Perché la morte sia giusta bisogna che la vita sia giusta. E’ il profitto è esattamente l’ingiusto!

Seguendo il suggerimento di un nostro interlocutore abbiamo aperto un canale Telegram! Per dialogare e criticare le nostre proposte di critica alla cultura dominante vi invitiamo a iscrivervi: https://t.me/ControculturaSpazioapertoBBrecht

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *