UTOPIA

Noi non parliamo dell’utopia nel vecchio senso della parola, come chiacchera esaltata e vana. Per noi l’utopia concerne l’eccedenza di un possibile nel presente, un possibile che può e deve essere ricercato e realizzato nel presente, che non è ancora pienamente cosciente in noi e non è ancora divenuto nel mondo.


Un possibile di giustizia sociale e giustizia ambientale, di solidarietà tra gli sfruttati e gli oppressi contro gli sfruttatori e gli oppressori, contro un sistema che produce guerra e fame, solitudine e perdita di senso, una omicidiale concentrazione della ricchezza nelle mani di 26 miliardari che possiedono la ricchezza di 3,8 miliardi di persone.


È giusto accentuare di più il verso-dove e l’a-che-scopo, una battaglia per la presenza dei fini lontani nei fini prossimi. Non il sacrificio dei fini prossimi per i fini lontani, ma la presenza dei fini lontani, la capacità di catturare i sogni migliori degli sfruttati e degli oppressi, che riconoscono gli sfruttatori e lottano contro il loro sfruttare.

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