LE PENSIONI NON SONO IN ROSSO, ANZI, FINANZIANO LO STATO. BASTA CON L’AGGRESSIONE ALLA DIGNITÀ DEL FUTURO DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI DA PARTE DI MILIONARI E BENESTANTI

LE PENSIONI NON SONO IN ROSSO, ANZI, FINANZIANO LO STATO.

BASTA CON L’AGGRESSIONE ALLA DIGNITÀ DEL FUTURO DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI DA PARTE DI MILIONARI E BENESTANTI

La spesa previdenziale italiana è una sorta di ossessione per i mercati, i decisori politici, le istituzioni europee: le agenzie di rating hanno assai gradito i tagli alle pensioni del governo Meloni. Pure nelle raccomandazioni della commissione UE sui conti pubblici italiani non manca mai il capitolo “taglio delle pensioni”.

Il sistema previdenziale italiano, e si intende il salario differito percepito dai lavoratori a fine carriera (comunemente chiamato “pensione”),non solo è in equilibrio generale, ma di fatto finanzia il sistema del welfare. Detto in altre parole: la spesa pensionistica “vera” nel nostro paese in rapporto al PIL è la metà di quella di cui si ragnano le istituzioni internazionali. Non significa che sia tutto perfetto, ma che gran parte del dibattito pubblico sul tema è falsato da malafede.
Nel nostro bilancio, infatti, sta tutto insieme, dalla pensione di invalidità a quella da lavoro, dall’assegno sociale alle pensioni di guerra eccetera. Questo magma da 17,7 milioni di “pensionati” nel 2021 voleva una spesa di 306 miliardi di euro, il 17,28% del PIL, un’enormità rispetto alla media Europea del 12% e spiccioli. Solo che nessun paese mette nel calderone tutto come noi e quindi, se dividiamo previdenza e assistenza, la situazione è questa: la spesa assistenziale nel 2021 era di 91,9 miliardi (5,2% del PIL), mentre la spesa previdenziale era di 215 miliardi (il 12,1% del PIL). Come si vede siamo già nella media UE, ma non è finita.


La spesa previdenziale dal punto di vista dei conti pubblici nel loro complesso non è affatto in rosso, anzi è in deciso attivo. In Italia, infatti, le pensioni sono tassate al livello degli altri redditi: tre volte più che in Francia, ad esempio, quattro o cinque volte più che in Germania. Se dalla spesa pensionistica sottraiamo le imposte che per il 2021 valgono 62,1 miliardi, le uscite vere dello Stato per le pensioni previdenziali scendono a 152,913 miliardi, con un incidenza sul PIL pari all’8,61%.


Insomma se si contano le tasse sul reddito che vengono trattenute dallo Stato alla fonte si scopre che le pensioni da lavoro in Italia pesano sul PIL la metà di quel che dicono i documenti ufficiali e, lungi dall’essere una spesa, finanziano il sistema: una cosa che va ricordata quando si parla di innalzamento dell’età pensionabile, tagli agli assegni e altre cosette a cui ci siamo abituati negli anni e che, nella probabile sorpresa dei suoi elettori, piacciono anche a Giorgia Meloni e ai suoi alleati.

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