SECONDA PUNTATA
Alessandra Kollontaj UNA DEI NOSTRI!
UN GRANDE ESEMPIO
Romanzo biografico in 4 puntate
Negli anni l’analisi critica della Kollontaj si concentrò su un aspetto piuttosto ignorato dalle suffragiste: il rapporto intimo tra i sessi.
Le gerarchie economico-sociali investono sia i ruoli all’interno della famiglia, assegnando alla donna la cura della casa e all’uomo il lavoro salariato, sia i ruoli sessuali. L’esempio più lampante della disparità di tipo sessuale all’inizio del ‘900 è per Kollontaj il vincolo della fedeltà, obbligatorio per la donna ma facoltativo per l’uomo.
La linea del movimento comunista sottovalutò la rilevanza sociale e ideologica di queste questioni bollando le sue teorie come estremiste.
Alle difficoltà dell’ isolamento culturale e politica in patria, si aggiunse la persecuzione politica dello zar, che costrinse Aleksandra a lasciare la Russia dal 1908 al 1917.
Scoppiata la rivoluzione Lenin la volle nel Comitato esecutivo del Soviet di Pietrogrado e poi, conclusa la rivoluzione, commissaria del popolo per l’assistenza sociale.
In seguito la sua ostilità alla Nep la emarginò all’interno del partito.
Fu poi relegata alle missioni diplomatiche, dimostrando un’adesione formale e poco convinta al nuovo corso di Stalin.
Aleksandra morì nel 1952 in un appartamento dello stato a Mosca, poche settimane prima del suo ottantesimo compleanno, unica tra i membri del Politburo del 1917 ad aver superato indenne le Grandi Purghe del 1937-1938, insieme a Matvej Muranov.
L’istituzione che più di tutte Kollontaj criticava era proprio il matrimonio, che considerava una forma di “servaggio legale […] per conservare la sacra istituzione della proprietà” (nonostante lei stessa ne avesse contratti due, il primo con Vladimir Kollontaj e il secondo a 45 anni con un sottufficiale della marina ucraino più giovane di lei di 17 anni, Pavel Efimovic Dybenko).
Per quanto i matrimoni potessero essere fonte di oppressione e di subalternità, per molte donne degli strati poveri erano l’unica forma di sopravvivenza.
La lotta per il libero amore in una società classista aveva bisogno di rieducare le persone ad altri valori: il rispetto, la comprensione, l’autodeterminazione, la parità fra i sessi.
Aleksandra Kollontaj fu la prima a elaborare una concezione politica dell’amore, considerandolo non come una variabile soggetta allo spirito del tempo, ma come il fondamento stesso di quello spirito. E ne pagò un caro prezzo
Nella prossima puntata gli interrogativi e le gioie dell’amore nella lettera della Kollontaj alla rivista Giovane guardia