Riceviamo e pubblichiamo questo intervento del compagno e amico Walter in risposta all’intervista rilasciata da Andrea Tondini il 27/03/2022 al Corriere del Trentino.
Ci aggiungiamo un nostro commento:
il cristianesimo è universalistico, altrimenti è un cristianesimo meschino che col povero Cristo non ha niente a che vedere.
Questo il testo dell’intervento:
Un apprezzamento e un incoraggiamento per Andrea Tondini.
Desidero esprimere il mio apprezzamento per l’iniziativa assunta dall’amico Andrea Tondini di accogliere profughi ucraini in quel di Segonzano ed essendo uno dei sostenitori di tale iniziativa, anche se concretamente poco mi è concesso di contribuire in questo difficile momento, vorrei però portare anche una mia riflessione a margine delle sue dichiarazioni. Anche se giustamente Andrea, nella sua intervista al Corriere del Trentino del 27 marzo scorso, ha tenuto a sottolineare “noi non accogliamo profughi ucraini, accogliamo profughi…”, è abbastanza evidente che la mobilitazione
alla quale oggi assistiamo è dovuta al fatto, come lui stesso afferma, che questi profughi “sono
molto simili a noi e sono cristiani”. Questo spiega perché di fronte alla brutalità con la quale il governo polacco ha respinto alcune decine di migliaia di profughi afghani, curdi iracheni e siriani durante questi mesi invernali, le stesse persone non hanno sentito il bisogno di far sentire pubblicamente la loro voce di dissenso. La diversità del colore della pelle o della religione spiegano
dunque il silenzio di fronte ad un ministro dell’interno che si vantava di difendere i confini della
Patria impedendo lo sbarco di poche centinaia di profughi, reduci tra l’altro da lunghi viaggi in mano ai trafficanti, da detenzioni in condizioni disumane nei lagher libici e da una rischiosa traversata del Mediterraneo. Ben venga dunque questa iniziativa di accoglienza se può segnare una svolta nelle coscienze che sia capace di ricostruire una comunità accogliente, recuperando il senso dell’articolo 10 della nostra Costituzione che riconosce il diritto d’asilo. Mi permetto però una
piccola critica laddove Andrea afferma che “la politica è fuori dalla nostra idea”, perché dunque ha sentito il bisogno di avvallare una narrazione che non corrisponde alla realtà dei fatti? Quando egli afferma che “l’arrivo dei soldati russi, i primi carrarmati, poi le bombe” hanno costretto madre e figlia a fuggire, non fa altro che assecondare la propaganda imperante. Appena arrivata, infatti, la ragazzina ucraina ha ammesso onestamente, conversando in inglese con mia figlia, che nella regione di provenienza, l’Altipiano Podolico (Podil’s’ka Vysochyna), non vi erano truppe di occupazione russe e men che meno combattimenti.
Perché dunque affermare che la madre “ha visto la sua città martoriata dalla guerra, i suoi amici e colleghi costretti a imbracciare i fucili…e scendere lungo le strade con gli elmetti per tentare di fermare l’avanzata russa…”? Se “qui si tratta solo di aiutare”, caro Andrea, perché c’è bisogno di
fare affermazioni non rispondenti al vero? Perché non dire che né la città di Kam’ianets’-
Podil’s’kyi, né la regione di Khmel’nits’kyi, nell’Ucraina sud-occidentale, dalla quale queste profughe provengono, sono state fin qui bombardate e tantomeno occupate dai russi?
Forse perché in questo modo l’accoglienza dei profughi ucraini non contribuirebbe a creare quel clima propizio a giustificare l’invio di armi e l’aumento delle spese militari, sostenuto da quasi tutte
le forze politiche rappresentate in Parlamento (con poche lodevoli eccezioni e la titubanza del M5stelle), mentre la maggioranza degli italiani la pensa diversamente? E pensarla diversamente
significa mantenersi fedeli all’articolo 11 della nostra Costituzione laddove afferma il ripudio della guerra, non solo come strumento di offesa ma anche “come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali”. Il che non impedisce di certo la condanna dell’aggressione da parte della Russia.
Conoscendo Andrea e i suoi convincimenti nonviolenti penso che questo sia stato uno scivolone sull’onda di quell’informazione emotiva dalla quale recentemente ha messo in guardia una valente inviata di guerra della Rai come Lucia Goracci, evitabile anche solo se la giornalista che lo ha intervistato avesse consultato le mappe aggiornate relative alle operazioni militari russe in Ucraina.
Per questo confido nella sua disponibilità (così come degli altri amici che, come me, sostengono la lodevole iniziativa di accoglienza in quel di Segonzano) ad avviare una riflessione pubblica che sappia coinvolgere ampi settori della nostra comunità, superando il pregiudizio secondo il quale i principi costituzionali sarebbero “di parte”.