L’eclisse della speranza: una delle più gravi patologie di massa attuale, una vittoria del grande capitale.
La speranza è anche fragile e può essere inclinata e lacerata non solo dall’indifferenza e dalla disperazione, ma dalla paura. Se molteplici sono le regioni della paura, sostanzialmente uniforme è la risposta alla paura: quella di ripiegarsi in se stessi, naufragando in una solitudine che sconfina nel gorgo dell’indifferenza ai valori della solidarietà, e nel deserto dell’amore e della speranza.
Siamo divorati dalla preoccupazione per il domani incerto e pauroso, divorati dalla noncuranza e dalla indifferenza, dalla apatia e dalla noia, dall’egoismo e dal silenzio del cuore.
La nostra proposta di controcultura è l’invito a ripensare ai valori della gentilezza e della tenerezza, dell’accoglienza e dell’ascolto con chi patisce in basso e con chi pratica la lotta per la giustizia sociale e per la solidarietà contro la ferocia sociale del grande capitale. Questi valori sono premessa a una vita che riscopra e pratichi gli orizzonti fragili e temerari della speranza, senza la quale non è possibile vivere con dignità e con libertà. Questa la nostra proposta.
La speranza è apertura ad un futuro che riscatta presente e passato ed è passione del possibile che non esclude l’irrompere della luce anche nelle notti più oscure.
La speranza non si deve confondere con le speranze quotidiane, con le fragili speranze, che di giorno in giorno nascono e muoiono: la speranza è un’inclinazione dell’anima che non è ingenua e non è incapace di distinguere le cose possibili da quelle impossibili. La speranza dilata i confini del possibile, è la passione del possibile.
La speranza è una stella cadente che non finisce mai di cadere e di illuminare il nostro cammino di vita.
La speranza è antagonista dell’attesa. No all’attesa! Si alla speranza!
La speranza è una condizione essenziale alla gioia di vivere, alla lotta contro l’ingiustizia sociale e ambientale.