Durante le rivolte francesi del mese scorso, nella notte tra l’1 e il 2 luglio, Hedi, un 22enne di Marsiglia, è stato colpito da un proiettile di flashball, trascinato dietro a una macchina e pestato selvaggiamente da un gruppo di poliziotti marsigliesi.
Terminato l’infame calvario, Hedi è stato lasciato esangue sul marciapiede. “Ho provato a toccarmi la testa ma non c’era più il cranio”.
A Hedi manca la parte sinistra della testa, che si piega a un grottesco angolo di 45° sopra l’orecchio: per salvargli la vita i medici hanno dovuto asportargli un pezzo della scatola cranica, danneggiata gravemente dalle violenze dei poliziotti.
La violenza subita da Hedi ha spinto la magistratura marsigliese ad avviare un’inchiesta e richiedere la detenzione provvisoria per quattro agenti. Richiesta accolta solo in parte dal tribunale, che ha piazzato in detenzione un solo poliziotto, accusato di aver sparato con il flashball.
Un fatto che ha scatenato la protesta dei sindacati di polizia che chiedono la revisione del codice penale affinché i poliziotti non possano essere messi in detenzione provvisoria.
Così, di commissariato in commissariato, centinaia di agenti hanno cominciato a dichiararsi in malattia e in “562” (il codice interno che stabilisce di garantire il solo servizio minimo di risposta alle emergenze).
Domenica scorsa, il capo della polizia francese, Frédéric Veaux, ha rilasciato un’intervista: “in generale penso che prima di un eventuale processo, un poliziotto non dovrebbe stare in prigione.”.
Condanne sono arrivate: “la polizia si mette al di sopra delle leggi”.
Giovedì il ministro degli Interni Darmanin ha incontrato i sindacati di polizia ed espresso solidarietà agli agenti.
I sindacati di polizia hanno cantato vittoria: “il ministro si è detto d’accordo a rivedere il codice penale e inserire una clausola che escluda i poliziotti della detenzione provvisoria”. Un altra promessa: il divieto di filmare i poliziotti.
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