SIAMO TUTTI PALESTINESI. A FIANCO DELLA RESISTENZA PALESTINESE PER FERMARE I MASSACRI

Oggi a Gaza l’esercito israeliano sta compiendo un genocidio di donne, bambini, anziani e uomini palestinesi, ha trasformato la striscia di Gaza in un inferno sulla terra. Metà della popolazione di Gaza sta morendo di fame.

La vergogna si abbatterà su tutti quelli che rimarranno in silenzio. Abbiamo bisogno in tutto il mondo della denuncia, dell’opposizione, della critica, della lotta contro questo massacro di civili.

Pubblichiamo l’estratto di un intervento in solidarietà al popolo palestinese del 8 gennaio 2009 scritto e diffuso dagli Amici del Chispas di Trento e della Comunità Pastora Pavón di cui siamo stati protagonisti e di cui siamo eredi.

Riteniamo l’intervento utile e attuale. Coltivare il senso della storia, coltivare la memoria delle lotte dal basso dà forza e coscienza a quelle attuali e future.

Questo l’estratto:

SIAMO TUTTI PALESTINESIA FIANCO DELLA RESISTENZA PALESTINESE PER FERMARE I MASSACRI

Il due gennaio Condoleeza Rice, funzionaria del governo nordamericano, dichiarava che quello che sta succedendo a Gaza è colpa dei palestinesi, per la loro natura violenta. I fiumi sotterranei che percorrono il mondo possono cambiare geografia, ma intonano lo stesso canto. E quello che ora sentiamo è di guerra e di dolore.

Non molto lontano da qui, in un luogo chiamato Gaza, in Palestina, in Medio Oriente, qui vicino, un esercito fortemente armato e addestrato, quello del governo di Israele, continua la sua avanzata di morte e distruzione.

Il manuale militare della guerra moderna, con alcune variazioni e appendici, viene seguito passo passo dalle forze militari d’invasione.

Noi non sappiamo molto di questo e, sicuramente, ci sono specialisti del cosiddetto “conflitto in Medio Oriente”, comunque è nostro dovere dire qualcosa.

Forse il nostro pensiero è molto semplice e ci mancano le sfumature e postille sempre necessarie nelle analisi ma, per noi, a Gaza c’è un esercito professionista che sta assassinando una popolazione indifesa.

Chi è in basso e a sinistra può restare in silenzio? Ma serve dire qualcosa? Le nostre grida fermano le bombe? La nostra parola salva la vita di qualche bambino palestinese? Noi pensiamo che serva; sì, serve!

Forse non fermeremo una bomba né la nostra parola si trasformerà in uno scudo blindato che impedisca a quella pallottola calibro 5.56 mm o 9 mm, con la sigla “IMI”, “Industria Militare Israeliana” stampata alla base della cartuccia, di arrivare nel petto di una bambina o un bambino, però forse la nostra parola riuscirà a unirsi ad altre nel mondo, passando da mormorio in voce alta e quindi in un grido che si senta a Gaza. Non sappiamo voi, ma noi sappiamo quanto sia importante, in mezzo al dolore, alla distruzione e alla morte, sentire parole d’incoraggiamento.

Non sappiamo come spiegarlo; le parole da lontano forse non riescono a fermare una bomba, ma è come se si aprisse una crepa nella nera stanza della morte e si accendesse una piccola luce.

Per il resto, succederà quello che succederà. Il governo di Israele dichiarerà di aver inferto un duro colpo al terrorismo, occulterà al suo popolo la dimensione del massacro, i grandi produttori di armi avranno ottenuto un respiro economico per affrontare la crisi e “l’opinione pubblica mondiale”, quell’ente malleabile e sempre a modo, si volterà a guardare da un’altra parte.

Ma non solo. Succederà anche che il popolo Palestinese resisterà e sopravvivrà e continuerà a lottare e ad avere la simpatia per la sua causa da parte di quelli come noi che stiamo in basso.

E, forse, un bambino o una bambina di Gaza sopravvivranno. Forse cresceranno e con loro il coraggio, l’indignazione, la rabbia.

Forse diventeranno soldati o miliziani di qualcuno dei gruppi che lottano in Palestina. Forse combatteranno contro Israele.

Forse lo faranno sparando con un fucile.

Forse immolandosi con una cintura di cartucce di dinamite legata in vita.

E allora, in alto, scriveranno sulla natura violenta dei palestinesi e faranno dichiarazioni di condanna di quella violenza e si tornerà a discutere su sionismo e antisemitismo.

E nessuno domanderà chi ha seminato ciò che si sta raccogliendo.

Trento, 8 gennaio 2009 Amici del Chiapas di Trento – Comunità Pastora Pavon

A questo link il testo integrale: http://www.collettivobebrecht.it/wp-content/uploads/2018/08/siamo_tutti_palestinesi.pdf

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