L’anarchico Alfredo Cospito è in sciopero della fame da più di 100 giorni per protestare contro il regime di carcere duro 41bis.
La sua medico di fiducia, Angelica Milia, lo ha visitato in carcere, dicendo che è già «da un momento all’altro in pericolo di vita».
I fatti per cui è stata inflitta la pena risalgono al 2006: Cospito e altri anarchici avevano posizionato due ordigni a basso potenziale esplosivo in due cassonetti dell’immondizia davanti all’ingresso della caserma alla scuola allievi carabinieri di Fossano, poi esplosi nella notte senza provocare nè morti nè feriti.
Secondo la corte d’appello, il reato è di strage semplice, la Cassazione invece ha ritenuto che si tratti di strage politica, «allo scopo di attentare alla sicurezza dello stato», che è un delitto di pericolo e non di danno ed è punito con l’ergastolo senza alcuna gradazione di pena e rientra tra i reati ostativi. Vale a dire che, per la sua gravità, non prevede alcun beneficio penitenziario se il detenuto non collabora con la giustizia.
Si tratta di uno tra i reati più gravi del codice penale, che non è stato addebitato nemmeno all’ex Nar Gilberto Cavallini nel processo per la strage di Bologna del 1980 che costò la vita a 80 persone.
È evidente l’assoluta mancanza di congruità della pena dell’ergastolo previsto dal reato di strage “politica” – risalente al codice Rocco fascista- che non prevede alcuna gradazione in relazione agli effetti che l’azione ha provocato.
Nel frattempo, il 4 maggio 2022, Cospito è stato sottoposto al regime di carcere duro (41bis), con esclusione di ogni possibilità di corrispondenza e di detenere libri e scritti ma anche «le foto dei genitori defunti in quanto viene richiesto il riconoscimento formale della loro identità da parte del sindaco del paese d’origine» come ha denunciato Cospito, inoltre patisce la diminuzione dell’aria a due ore e la riduzione della socialità a una sola ora al giorno in una saletta assieme a tre detenuti.
Il cambio di regime detentivo è stato motivato dagli scambi di lettere con altri anarchici e la pubblicazione di scritti su riviste d’area, che tuttavia Cospito mantiene da 10 anni e prima di maggio non erano mai stati ritenuti pericolosi e oggetto di inasprimento delle condizioni di detenzione.
«Oltre all’ergastolo ostativo, visto che dal carcere continuavo a scrivere e collaborare alla stampa anarchica, si è deciso di tapparmi la bocca per sempre con il 41 bis», ha detto, spiegando che «continuerò il mio sciopero della fame per l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo fino all’ultimo mio respiro, per far conoscere al mondo questi due abomini repressivi di questo paese».
Il 41 bis è un regime detentivo introdotto con una legislazione di emergenza negli anni delle stragi di mafia del 1992 e originariamente aveva carattere temporaneo.
In questo caso è chiaro l’uso intimidatorio e torturatorio di questo regime.
La nostra Costituzione nata dalla Resistenza tutela, escludendo la pena di morte, la vita dei detenuti e in essa la pena è apertamente volta a rieducare. Ma dove sta l’elemento rieducativo in questa misura?
Invece che una giustizia giusta che ha come scopo la rieducazione abbiamo una giustizia vile che infierisce fino alla tortura, sempre con chi sta in basso e mai con chi sta in alto.
(Una curiosità: ci sono molti parlamentari condannati per reati mafiosi che ricevono ancora il vitalizio.)
Affermiamo con chiarezza che sia la pena inflitta sia le modalità e le condizioni di detenzione per Alfredo sono ingiuste e caratterizzate da un indegno sadismo, sintomo della natura della democrazia dei miliardari,non certo di un’autentica democrazia.
Appoggiamo la coraggiosa battaglia di civiltà e giustizia di Alfredo Cospito.
P.S. È il momento di chiudere con il codice Rocco, un retaggio del fascismo ancora in uso che noi giudichiamo vergognoso. Forse anche la storia si inquieta a rivedere nella pubblica amministrazione l’applicazione del diritto fascista.