CONTRO LE GUERRE DEGLI OPPRESSORI, PER LA PACE E LA GIUSTIZIA SOCIALE E AMBIENTALE

Chi dice di essere per la pace e la democrazia tolga l’occupazione israeliana, le quotidiane incursioni armate dei coloni israeliani contro civili, le spedizioni punitive dell’esercito israeliano. Per non parlare di Gaza prigione a cielo aperto, le risoluzioni Onu mai applicate da Israele, le incursioni israeliane nelle moschee e nelle chiese, la negazione del diritto di autodeterminazione del popolo palestinese, il regime di apartheid applicato dallo Stato Israeliano, i soprusi quotidiani ai check-point, nelle forniture d’acqua potabile e per l’irrigazione.

Ricordiamo, fra le tante, l’operazione Piombo Fuso del dicembre 2008? Quanti morti e mutilati palestinesi, donne, bambini, anziani, uomini?

Chi semina terrore e morte raccoglie terrore e morte, una catena che dobbiamo spezzare, a partire dall’ottusità autolesionista degli indifferenti.

Popoli del mondo uniamoci e ribelliamoci agli apparati statali e ai grandi capitalisti che soffiano sul fuoco della guerra e rifiutano soluzioni pacifiche. I popoli, a qualsiasi bandiera appartengano, hanno tutto da perdere dalle guerre fra quelli che stanno in alto.

Fra i servili intellettuali italiani (capocordata lo “storico” Paolo Mieli) si incita a serrare le fila, allo scontro di civiltà, all’odio del nemico sull’orlo di una guerra mondiale nucleare, paragonando Russia, Hamas e l’Iran a Hitler. Paragone da letture occasionali e non certo degne da quello che viene definito e si autodefinisce uno studioso.

N.B. i grandi produttori di armamenti intanto si leccano i baffi.

A proposito del servilismo degli intellettuali mainstream.

Quando il battaglione Azov, di fede neonazista dichiarata, combatte contro l’occupazione russa usando violenza e terrore viene acclamato dai maggiori mezzi di comunicazione come gruppo di patrioti a difesa della propria patria.

Quando Hamas, in Palestina, lotta contro l’occupazione israeliana usando violenza e terrore vengono definiti come terroristi, barbari e assassini.

Non possiamo tacere. È necessario un grande movimento popolare che si batta per la pace fra i popoli, per il riconoscimento e l’autodeterminazione dei popoli oppressi, per la guerra all’ingiustizia sociale e ambientale e alla concentrazione dei miliardi di chi la produce.

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