Nahuel è un giovane adolescente di Nanterre, in Francia, di origini algerine, lavorava come fattorino per guadagnarsi da vivere. È stato ucciso da un poliziotto che gli ha sparato a freddo, nel cuore, a distanza ravvicinata, a bruciapelo durante un fermo stradale.
In molte città francesi è scoppiata la rivolta, una rivolta guidata da un dolore e da una rabbia degni.
Se anche l’ONU – organizzazione non certo volta ad esaltare sommosse e rivolte – dichiara: “C’è razzismo”, vuol dire che ci sono problemi sociali estremamente gravi e seri e che la rivolta ha ragioni chiare: la questione radicale è l’ingiustizia sociale.
Emarginazione, razzismo, condizioni sociali degradanti, disoccupazione, salari da fame, servizi sociali aggrediti dalle privatizzazioni, affitti esorbitanti, questa è la periferia in cui i grandi capitalisti, i grandi ricchi, emarginano e imprigionano milioni di persone. I grandi ricchi che sono ricchi perché possono usare e saccheggiare le vite di milioni di esseri umani schiavizzati.
Un immensa periferia che non è data dalla disposizione delle case ma dall’ inaccessibilità all’essenziale: una vita degna, un lavoro degno.
Il governo Macron dichiara: “sarà la Repubblica a vincere, non i rivoltosi“.
Una Repubblica che umilia, dimentica e uccide i suoi figli più poveri non è una repubblica degna di questo nome.
È una Repubblica infangata, umiliata, ridotta a mera meretrice del capitale.
Viva le rivoltose e i rivoltosi francesi! Per noi un incoraggiante esempio.
Lottiamo perché le rivolte assumano una chiara prospettiva di lotta contro l’ingiustizia sociale e ambientale, contro la guerra macello dei popoli, contro una insopportabile concentrazione delle ricchezze che corrisponde alla povertà della maggioranza.