La Francia: un caso esemplare
Ecologismo di facciata da parte del governo e dei milionari. Pura propaganda, una falsificazione dalle conseguenze catastrofiche nell’oggi e in prospettiva.
Il problema sta “in alto” quanto nella scimmiesca imitazione di certuni “in basso”.
Una classe media e larghi strati di salariati che fantasticano e hanno come modello una maniera di vivere improntata ai consumi dei miliardari seppellisce senza cerimonia le possibilità di un’ opposizione capace di tentare di fermare il disastro.
Un battello solca l’estuario della Loira. A prua, il presidente della Repubblica francese. Il 22 settembre 2022, al largo di Saint-Nazaire, Emanuel Macron inaugura il primo parco eolico offshore francese. Davanti alle telecamere elogia un progetto che “incarna l’ambizione della Francia” di raggiungere la “sovranità ecologica”. Ma sullo sfondo, una bruma lattiginosa avvolge le sagome delle ciminiere. A monte del fiume, la raffineria Total, il terminal metanifero Elengy, la centrale a carbone di Cordemais, e poi le fabbriche del produttore di rivestimenti aeronautici Rabas Protrec, quelle del gigante alimentare Cargill e di Yara, leader mondiale dei fertilizzanti chimici. Nella Loira Atlantica, più di 260 siti industriali presentano un rischio di inquinamento o di incidente. Nove di questi impianti sono di tipo Seveso ( rischio di incidente importante).
L’impianto di Yara è uno di questi. Ogni anno produce 600.000 tonnellate di fertilizzanti di sintesi a base di acido nitrico e nitrato di ammonio – la sostanza responsabile dell’esplosione nel porto di Beirut, in Libano, nell’agosto 2020.
Nel 2022, l’impianto ha scaricato 68nellate di azoto fosforo nella Loira e più di 200 tonnellate di polvere tossiche nell’aria, secondo la direzione regionale per l’ambiente, lo sviluppo e l’edilizia (Dreal) dei paesi della Loira. Dal 2020 ben 11 volte il governo ha intimato a Yara di ridurre le emissioni inquinanti. Senza alcun risultato.
Nel gennaio 2023 il governo francese ha imposto di versare la bellezza di 300 euro al giorno fino a quando non si adeguerà agli standard attuali.
Pensate che la multinazionale a livello globale nel 2022 ha realizzato profitti per oltre 2,7 miliardi di euro.
A partire dal 1986 il ritorno della destra al potere in Francia (in Italia ha iniziato il centro sinistra felicemente continuato dalla destra) scatena un’ondata di privatizzazioni senza precedenti, da Saint-Gobain al settore petrolchimico nazionale. Ritirandosi dal capitale di queste aziende, lo Stato rinuncia alle sue prerogative di controllo sull’inquinamento, sulla salute dei lavoratori. Incoraggia il subappalto e la precarietà del lavoro, i quali contribuiscono “a rendere invisibili i rischi occupazionali e ambientali della produzione industriale”, spiegano in ricercatori Renaud Bécot, Marie Ghis Malfilatre e Anne Marchand. Questa privatizzazioni, aggiungono, sono accompagnate da un’offensiva dei datori di lavoro contro i comitati sindacali per la salute e la sicurezza, che fino ad allora avevano “svolto un ruolo decisivo nella diffusione delle conoscenze e nello sviluppo di disposizioni critiche sull’organizzazione della produzione”. Una delle cosiddette ordinanze “Macron” del 2017 ha abolito questi comitati.
Il legame, la complicità fra industriali, politici e funzionari pubblici -per i quali gli interessi economici vengono prima della salute pubblica – rende impossibile l’attuazione di controlli efficaci sugli impianti industriali.
Inoltre ci sono solo poco più di 1.600 ispettori che devono controllare 500.000 impianti.
Ogni anno, incidenti, inconvenienti e guasti causano diversi morti e molti feriti. Ma, soprattutto, in Francia il numero di nuovi casi di cancro all’anno è passato da 170.000 nel 1980 a 382.000 nel 2018, mentre il numero di sostanze controllate potrebbe rappresentare solo una piccola parte di quelle rilasciati dall’industria.
Nel 2019, un rapporto pubblicato dall’Osservatorio regionale della salute dei Paesi della Loira ha rilevato che la mortalità nel bacino di Saint-Nazaire era superiore del 28% rispetto alla media nazionale fra chi aveva meno di 65 anni, soprattutto a causa di tumori maligni e malattie respiratorie.
L’allora prefetto di Saint-Nazaire aveva cercato subito di squalificare i risultati dello studio, evocando lo stile di vita malsano delle persone povere del bacino di Saint-Nazaire: “Non è l’inquinamento industriale a causare il cancro. Sono il tabacco e l’alcol.”
Il rapporto rivela fra l’altro che il 30% dei bambini soffre di infezioni respiratorie. Anche loro fumano e bevono?
Il 14 ottobre 2022, un cartello fuori dalla sottoprefettura di Saint-Nazaire recitava: “Yara fugge, lo Stato fugge, noi restiamo”. Quel giorno, il ministro francese per la transizione ecologica lanciava la giornata “Tutti resilienti di
fronte al rischio”
“La resilienza sposta la responsabilità del rischio sui cittadini e lascia libere le imprese” gli viene risposto.
La resilienza è una truffa che fa comodo a milionari e compagnia, uniamoci in una nuova resistenza, viva la resistenza!