Una scena da «filmati americani», l’ha definita l’avvocata che difende Idrissa Diallo, il 23enne guineano preso a pugni mercoledì mattina a Modena da un carabiniere che lo stava arrestando solo perché non aveva con sé i documenti, li aveva lasciati a casa. Alla brutale violenza hanno assistito in molti, nessuno ha reagito, ma se non fosse stato per il video girato e postato sui social da un passante che si è preso la responsabilità di non voltarsi dall’altra parte, probabilmente Diallo avrebbe avuto molta difficoltà anche solo ad essere creduto. Nel video si vede chiaramente il militare sferrare dei pugni sul viso del giovane già immobilizzato che viene spinto per farlo entrare nella volante.
E, a quanto si apprende, dopo che il filmato è diventato virale i due carabinieri sono stati temporaneamente destinati ad altri incarichi.
Cosa significa “temporaneamente destinati ad altri incarichi”? Una scelta vergognosa!
Secondo quanto riferito dalla sua avvocata, Barbara Bettelli, Diallo avrebbe raccontato al giudice di essere stato controllato alla fermata dell’autobus mentre si recava al lavoro, in un paese della provincia.
Non aveva con sé documenti d’identità ma, come ha proposto ai carabinieri, un suo convivente glieli avrebbe potuti portare. I militari invece lo hanno invitato a salire sulla gazzella ma Diallo avrebbe, a quel punto, protestato. «Non mi hanno ascoltato quando gli ho detto che volevo chiamare un amico per i documenti – ha riferito il giovane guineano – ma hanno iniziato a picchiarmi e volevano buttarmi dentro la macchina. Non mi era mai successa una cosa del genere – aggiunge Diallo – In caserma mi hanno buttato a terra e mi hanno picchiato ancora, molto forte, ho avuto paura di morire».
Cos’è questo? Il Cile di Pinochet? No grazie, non ci stiamo!
Il ragazzo in Italia è arrivato sette anni fa da minorenne, attraversando il Mediterraneo su un barcone. Non ha precedenti ed è considerato un ottimo lavoratore, tanto da essere stato “promosso” aiuto cuoco nel ristorante dove presta servizio, regolarmente assunto. A testimoniarlo è il titolare del Ristorante Pasticceria Siciliano «Cirisiamo» di Modena dove il giovane guineano lavora: «Hanno preso un granchio – dice Mario Campo -, la persona sbagliata, e qualcuno ne pagherà le conseguenze. Sono sei anni che lavora per questo locale, non ha mai fatto nessun errore. Non ha ancora capito cosa gli è successo. È arrivato col barcone, ha preso la protezione internazionale e attraverso l’assistente sociale è arrivato a lavorare qui, prima come lavapiatti, poi ha fatto carriera ed è cuoco ai secondi. È uno di quelli che ha fatto il percorso giusto: in Guinea sta costruendosi la casa, manda i soldi ai genitori. Non si può fare di tutta l’erba un fascio».
Un nostro giudizio:
QUESTE SONO SCENE DA SEGREGAZIONE RAZZIALE AMERICANA
Il frutto di un ideologia razzista sempre più dilagante e apertamente sostenuta e praticata da un governo che lascia morire in mare o sulle navi di salvataggio i migranti africani.
L’articolo 3 della Costituzione sancisce: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali».
Chi appartiene alle forze dell’ordine della Repubblica italiana nata dalla Resistenza al nazifascismo ha il dovere di rispettare la Costituzione e se non lo fa deve essere severamente sanzionato. Forze dell’ordine stipendiate dalle tasse che paghiamo ogni mese con sudore e fatica noi lavoratori affinché siano al servizio della nostra sicurezza, tasse che anche Isrissa Diallo pagava lavorando onestamente come cuoco con un contratto regolare.
Vergogna! Vergogna! Vergogna! Vergogna! Salvo D’Acquisto si rivolta nella tomba
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