SOLIDARIETÀ MILITANTE CON GLI STUDENTI IN LOTTA. SIAMO CON VOI SENZA SE E SENZA MA.
Dopo mesi di occupazioni delle scuole gli studenti hanno segnato con la loro presenza quasi tutte le piazze d’Italia. Ben fatto! Un esempio importante!
Le loro ragioni sono le nostre ragioni, le ragioni di quelli che stanno pensando in basso e si ribellano contro la dittatura della prepotenza, quella del grande capitale, il gran tiranno che riesce a travestire la sua dittatura e lo sfruttamento di qualche miliarduccio di uomini. Democrazia formale, monarchia tirannica effettiva.
Gli obbiettivi del movimento sono i nostri obbiettivi, in un dibattito e in una ricerca comuni:
“Le scuole non sono aziende, i dirigenti non sono manager, il sapere non è profitto” sono gli stralci del comunicato del movimento studentesco. Ben detto. No pasaran!
Basta con l’alternanza scuola-lavoro
No ai tagli trasversali dei fondi pubblici per la scuola mentre si aumentano quelli per gli armamenti. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) “la percentuale di fondi dedicata al sistema educativo è minima”
Basta con le classi pollaio
Basta con gli edifici scolastici che cadono a pezzi
No ai nuovi licei Ted (Transizione ecologica digitale) che segneranno una micidiale presenza dell’industria nel sistema scolastico: le imprese parteciperanno nella ideazione e realizzazione dei programmi. Questi licei sono per ora sperimentali- ce ne sono solo 28- ma dall’anno prossimo diventeranno più di mille.
Le aziende coinvolte in questo progetto sono riunite in un consorzio che si chiama Elis di cui fanno parte Leonardo, ManPower, Autogrill, Dhl, Snam ed Eni, grandi e miserabili sfruttatori di giovani vite. Eni che insegnerà la transizione ecologica e ManPower come si diventa meglio precari.
Un’ aziendalizzazione della scuola micidiale, distruttiva, da contrastare senza se e senza ma.
Gennaio 2021 è stato segnato da un aumento del 30% di tentati suicidi ed episodi di autolesionismo nella fascia di età 12-18. I risultati di una ricerca condotta in diversi paesi su 80mila adolescenti e pubblicata su Jama Pediatrics ha rilevato come tra gli adolescenti il 25% abbia sintomi di depressione e il 20% di ansia. Un chiaro risultato dell’infamia del sistema.
In questo quadro sono affiorate nel movimento proposte del tipo lo psicologo a scuola.
La nostra prima reazione: perché invece non facciamo corsi di ribellione al sistema dello sfruttamento, del classismo, della ghettizzazione? Corsi di ribellione alla dittatura dell’ingiustizia sociale.
Lo psicologo o è impegnato a sostenere una critica del sistema di sfruttamento, subordinazione, alienazione, conformismo, passività sociale oppure è un subdolo servo del sistema. Un ruolo pericoloso perché aiuta ad adattarsi alla guerra della concorrenza e della meritocrazia, ad accettare il “così è” e il correlato di idee imposto dall’alto.
Un buon psicologo, un buon psicoterapeuta porta una cultura della ribellione, della liberazione, della libertà e della giustizia sociale, per la singolarità contro ogni individualismo, per una nuova comunità umana.
La battaglia contro-culturale è essenziale agli obbiettivi del movimento, in una lotta che sarà di lunga durata
Lavorator@, student@, pensionat@, disoccupat@, sottoccupat@, precari@ uniti nella lotta contro l’ingiustizia sociale, per la libertà! Questa la nostra parola d’ordine.
CONTROCULTURA: SPAZIO APERTO BE.BRECHT – TRENTO
Grazie Compagni! Apprezzo la tematizzazione della figura dello psicologo e il riferimento al ruolo pericoloso che esso può avere, nel suo ruolo di persuasore all’accettazione, del così è del sistema dominante, fatto d sfruttamento, concorrenza, mercificazione, oppressione, precarietà. Non a caso anche nei luoghi di lavoro, odierni campi di concentramento, esiste la figura dello psicologo del lavoro, lo psicologo delle risorse (dis)umane, e sempre non a caso la competenza più richiesta è la resilienza, magica parola che addestra alla deformazione e alla menomazione, fino alla perdita di dignità, per poi tornare esattamente al prima immodificato. La resilienza non è la resistenza oppositiva ma la rassegnazione. Aggiungo che ricorrere allo psicologo vuol dire affrontare la questione come se il disagio fosse individuale e non, come invece è, collettivo e morale. Fate bene ad appoggiare i giovani e, al tempo stesso, invitarli ad alzare la guardia, a guardarsi dai pericoli e dai rischi, ad affrontare le contraddizioni (chi ne è esente?) per affermare la speranza. E’ questo che i giovani mi stanno dando ed a loro va il mio pensiero anche su altre questioni. Il 22 gennaio 2021 è entrato in vigore il Trattato di proibizione delle armi nucleari e l’Italia non ha voluto ratificare il Trattato in questione. Viceversa ha risposto con il tentativo di fare riclassificare come sostenibile e verde l’energia nucleare. Adesso – che just in time perfetto! – il caro bolletta di cui nessuno vede la possibilità di uscita se non il ricorso all’energia nucleare e la scoperta in Inghilterra – guarda te quando si dicono le coincidenze – di un nucleare buono, più mansueto. Proprio il caso di dire: nessuna luce in fondo al tunnel. Che futuro stiamo preparando ai giovani? Che accanimento disumano nei loro confronti? Che pena! Che speranza! Questi giovani si oppongono, scendono in piazza, fanno assemblee e discutono, si mobilitano e si accomunano con gli operai della Gkn, vanno a lezione in fabbrica. Come è successo a Jesi, su iniziativa del Professore Giuliodori – fate spazio in paradiso – dove la due quinte dell’Istituto Tecnico Cuppari sono andate a fare una lezione di storia dal vivo per comprendere che il lavoro è il frutto delle lotte e dell’impegno collettivi. Che esempio! Il futuro deve essere ancorato al passato e al presente perché vi sia una autentica speranza. Il futuro non irrompe da uno spazio esterno alla storia, non è metafisico. Lontani dall’ottuso ottimismo, c’è più bisogno di vera speranza quando la situazione volge al suo peggio. E se c’è bisogno di virtù è perché girano parecchi delinquenti.