SPEDIZIONE PUNITIVA DELLE SQUADRACCE DI GOVERNO CONTRO LE CONDIZIONI DI VITA E DI LAVORO DELLA MAGGIORANZA DEI LAVORATORI, DI NOI CHE STIAMO IN BASSO
Il nuovo decreto sul lavoro che ha varato il governo Meloni è un decreto neoschiavista.
I vecchi fascisti e il neofascismo oggi come ieri sempre sfacciatamente al servizio dei padroni, accompagnati dal frinire cicalesco della sinistra di facciata.
Sintetizziamo in 3 punti il decreto:
1) Taglio dei contributi fiscali a carico dei lavoratori per aumentare lievemente i salari. 25 euro per i redditi più bassi. Aumento che verrà subito mangiato dall’inflazione. ACHTUNG! Con il taglio degli obblighi previdenziali a carico dei lavoratori si tolgono risorse ai servizi pubblici, essenziali per la grande maggioranza, per chi non ha tali patrimoni da potersi permettere la sanità, scuole private e pensioni private pagate a caro prezzo.
Trattasi di una subdola aggressione ai servizi sociali che andrebbero finanziati con una dura tassazione su quello 0,1% di italiani, i super-ricchi che possiedono la ricchezza del 60% degli italiani.
Il Governo “aumenta” gli stipendi dei lavoratori senza che i padroni debbano sborsare nemmeno un centesimo, così i profitti che molti hanno accumulato anche in tempi di crisi possono rimanere tranquillamente nelle cassaforti dei loro banchieri.
Dopo questi continui tagli al cuneo fiscale, o meglio al cuneo contributivo, verranno chiederci un ulteriore aumento dell’età pensionistica, in modo da “recuperare” i minori contributi versati.
Un aggressione ad una prospettiva di futuro degno per la maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori.
2) Il taglio del reddito di cittadinanza.
Una mazzata a qualsiasi prospettiva di una vita decente per milioni di persone gettate nella ricattabilità più spietata da parte dei padroni.
3) Un ulteriore sdoganamento del precariato del lavoro per accontentare i desiderata dei padroni. Precariato che chiamano “flessibilità” (come titola il Finacial Times) con furbissima neutralità ginnico-“scientifica. Tutta scienza per le tasche loro e dei loro sostanziosi depositi bancari.
Di contro nessun rafforzamento dell’Ispettorato del Lavoro e dei controlli per tutelare la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro e l’effettiva regolarità delle buste paga. Nessuna mossa o parola per spingere al rinnovo dei contratti collettivi nazionali scaduti in alcuni casi da anni. E, ovviamente, niente di niente in tema di salario minimo.
Alle armi cittadine e cittadini, lavoratrici e lavoratori, sfruttate e sfruttati.
Uniamoci in una battaglia per un futuro, un lavoro, una vita degni, per la giustizia sociale e ambientale, contro il coinvolgimento in una guerra devastante che rischia di allargarsi in maniera sempre più pericolosa.