TOSCANINI UNO DEI NOSTRI!
Un musicista straordinario, un uomo degno.
Biografia essenziale
Arturo Toscanini nacque a Parma, nel quartiere Oltretorrente, il 25 marzo del 1867, figlio del sarto e garibaldino Claudio Toscanini, e della sarta parmense Paola Montani; il padre era un grande appassionato di arie d’opera, che intonava in casa con amici dopo averle apprese al Teatro Regio, che frequentava spesso da spettatore. Questa passione contagiò anche il piccolo Arturo; del suo talento si accorse non il padre, ma una delle sue maestre, una certa signora Vernoni, che, notandolo memorizzare poesie dopo una singola lettura, gli diede gratuitamente le prime lezioni di solfeggio e pianoforte.
Diresse il suo primo concerto, tutto a memoria, a soli 19 anni su incitazione dei suoi compagni d’orchestra mentre era in tournée in Sudamerica come violoncellista.
Di idee socialiste, dopo un’iniziale condivisione del programma dei fasci di combattimento nel 1919, se ne allontanò a causa del progressivo scivolamento a destra di Mussolini, divenendone un forte oppositore già prima della marcia su Roma. Fu una voce critica e stonata nella cultura omologata al regime, riuscendo, grazie all’enorme prestigio internazionale, a mantenere l’Orchestra del Teatro alla Scala sostanzialmente autonoma nel periodo 1921-1929. Al riguardo si rifiutò di dirigere la prima di Turandot dell’amico Giacomo Puccini, se Mussolini fosse stato presente in sala.
Per questi atteggiamenti di aperta ostilità al regime subì una campagna di stampa avversa sul piano artistico e personale, mentre le autorità disposero provvedimenti come lo spionaggio su telefonate e corrispondenza e il ritiro temporaneo del passaporto a lui e famiglia; tutto ciò contribuì a mettere in pericolo la sua carriera e, come accadrà a Bologna, la sua stessa vita.
Il 14 maggio 1931, trovandosi a Bologna per dirigere al Teatro Comunale un concerto della locale orchestra in commemorazione di Giuseppe Martucci, si era rifiutato in partenza di eseguire come introduzione gli inni Giovinezza e Marcia Reale, al cospetto di Leandro Arpinati, Costanzo Ciano e di vari gerarchi; dopo lunghe negoziazioni, che il Maestro non aveva accettato, si arrivò alla defezione di Arpinati e Ciano, e alla perdita di ufficialità del concerto, e di conseguenza alla non necessità di esecuzione degli inni; ma Toscanini, al suo arrivo in macchina al teatro in compagnia della figlia Wally, proveniente dall’albergo e in ritardo a causa delle negoziazioni, appena sceso, venne circondato e aggredito da un folto gruppo di fascisti, fortemente schiaffeggiato sulla guancia sinistra si presume dalla camicia nera Guglielmo Montani, e colpito da una serie di pugni a viso e collo; fu messo in salvo dal suo autista che lo spinse in macchina, affrontò brevemente gli aggressori e poi ripartì; il gruppo di fascisti giunse poi all’albergo e intimò a Toscanini di andarsene immediatamente; verso le ore 2 della notte, dopo aver dettato un durissimo telegramma di protesta a Mussolini in persona in cui denunciava di essere stato aggredito da “una masnada inqualificabile” (telegramma che non avrà risposta), avendo persino rifiutato di farsi visitare da un medico, partì in macchina da Bologna diretto a Milano, mentre gli organismi fascisti si preoccupavano che la stampa, sia italiana sia estera, non informasse dell’accaduto.
Da quel momento Toscanini visse principalmente a New York; per qualche anno tornò regolarmente a dirigere in Europa, ma non in Italia, dove tornerà a dirigere solamente alla fine del fascismo e della seconda guerra mondiale.
Nel 1933 infranse i rapporti anche con la Germania nazista, rispondendo con un rifiuto duro e diretto a un invito personale di Adolf Hitler a quello che sarebbe stato il suo terzo Festival di Bayreuth.
Le sue idee lo portarono fino in Palestina, dove il 26 dicembre 1936 fu chiamato a Tel Aviv per il concerto inaugurale dell’Orchestra Filarmonica di Palestina destinata ad accogliere e a dare lavoro ai musicisti ebrei europei in fuga dal nazismo, e che diresse gratuitamente.
Nel 1938, dopo l’annessione dell’Austria da parte della Germania, abbandonò anche il Festival di Salisburgo, nonostante fosse stato caldamente invitato a rimanere. Nello stesso anno inaugurò il Festival di Lucerna (per l’occasione molti, soprattutto antifascisti, vi andarono dall’Italia per seguire i suoi concerti); inoltre, quando anche il governo italiano, in linea con l’alleato tedesco, adottò una politica antisemita promulgando le leggi razziali del 1938, Toscanini mandò su tutte le furie Mussolini definendole, in un’intercettazione telefonica che gli causò un nuovo temporaneo ritiro del passaporto, “roba da Medioevo”; ribadì inoltre in una lettera all’amante pianista Ada Colleoni: “maledetti siano l’asse Roma-Berlino e la pestilenziale atmosfera mussoliniana”.
L’anno successivo, anche a seguito della sempre più dilagante persecuzione razziale, abbandonò totalmente l’Europa per gli Stati Uniti d’America.
Dagli Stati Uniti d’America continuò a servirsi della musica per lottare contro il fascismo e il nazismo, e si adoperò per cercare casa e lavoro a ebrei, politici e oppositori perseguitati e fuoriusciti dai regimi;
Per lui, inoltre, nel 1937 era stata appositamente creata la NBC Symphony Orchestra, formata dai più virtuosi musicisti americani, che diresse regolarmente fino al 1954.
Albert Einstein gli scrisse: “(…) sento la necessità di dirle quanto l’ammiri e la onori. Lei non è soltanto un impareggiabile interprete della letteratura musicale mondiale (…). Anche nella lotta contro i criminali fascisti lei ha mostrato di essere un uomo di grandissima dignità. Sento pure la più profonda gratitudine per quanto avete fatto sperare con la vostra opera di promozione di valori, inestimabile, per la nuova Orchestra di Palestina di prossima costituzione. Il fatto che esista un simile uomo nel mio tempo compensa molte delle delusioni che si è continuamente costretti a subire”.
Durante la seconda guerra mondiale diresse esclusivamente concerti di beneficenza a favore delle forze armate statunitensi e della Croce Rossa, riuscendo a raccogliere ingenti somme di danaro.
Si adoperò anche per la realizzazione di un filmato propagandistico nel quale dirigeva due composizioni di Giuseppe Verdi dall’alto valore simbolico: l’ouverture della Forza del destino e l’Inno delle Nazioni, da lui modificato variando in chiave antifascista l’Inno di Garibaldi e inserendovi l’inno nazionale statunitense e L’Internazionale.
Nel 1943 il Teatro alla Scala, sui cui muri esterni figuravano scritte quali “Lunga vita a Toscanini” e “Ritorni Toscanini”, venne parzialmente distrutto durante un violento bombardamento da parte di aerei alleati. La ricostruzione avvenne in tempi rapidi, grazie anche alle ingenti donazioni versate dal Maestro.
Il 13 settembre 1943 la rivista statunitense Life pubblicò un lungo articolo di Arturo Toscanini col titolo “Appello al Popolo d’America”. L’articolo era in precedenza un’accorata lettera privata di Toscanini al presidente Franklin Delano Roosevelt. “Le assicuro, caro presidente, – scrive Toscanini – che persevero nella causa della libertà la cosa più bella cui aspira l’umanità (…) chiediamo agli Alleati di consentire ai nostri volontari di combattere contro gli odiati nazisti sotto la bandiera italiana e in condizioni sostanzialmente simili a quelle dei Free French. Solo in questo modo noi italiani possiamo concepire la resa incondizionata delle nostre forze armate senza ledere il nostro senso dell’onore. (…)”.
Arturo Toscanini il 25 maggio 1944 diresse un concerto di beneficenza per la Croce Rossa al Madison Square Garden di New York facendo suonare l’Internazionale dei lavoratori.