

PUNTATA
Sionismo ed ebraismo sono diversi, non potrà mai esserci equivalenza tra i due termini. Che cosa è dunque il sionismo?

Alla base troviamo certamente l’idea che gli ebrei siano un popolo eletto e che abbiano un destino manifesto, che debbano ritrovare il proprio stato-nazione, separato etnicamente e culturalmente dagli altri, facendo convogliare nel territorio prescelto, nella terra santa, tutti gli ebrei sparsi nei quattro angoli del mondo.
Il popolo ebraico non è dunque accomunato dalla religione, ma dall’essere una nazione.

Nazionalismo comunque differente da quello del Bund ebraico, perché inserito pienamente nell’espansione coloniale europea, nel proprio obiettivo supremo di colonizzare la Palestina.
[Bund: Forma abbreviata che indica il movimento socialista ebraico Algemeiner Jidisher Arbeterbund in Lite, Poilen un Russland (Federazione generale dei lavoratori ebrei in Lituania, Polonia e Russia). Il B., fondato a Vilna nel 1897 come sindacato operaio, in seguito svolse una funzione di vero e proprio movimento politico. Avverso al sionismo, il B. si batteva per la cultura yiddish e per i diritti degli operai ebrei nell’Europa orientale. Mentre in Russia, nel 1921, confluì nel Partito bolscevico, in Polonia il B. continuò a esercitare un importante e autonomo ruolo fino all’invasione nazista. ]
Cit. da Enciclopedia Treccani
I fondatori del sionismo come movimento politico, in particolare Theodor Herzl, autore del libro cardine Lo Stato ebraico, promotore del primo Congresso sionista (Basilea 1897) e leader dell’Organizzazione sionista mondiale, conoscevano come tutti noi la terribile storia dell’antisemitismo europeo, fatta di soprusi e persecuzioni.

La cosiddetta rinascita nazionale ebraica culminata alla fine del XIX secolo, dovette fare i conti con la terribile ondata di antisemitismo esplosa nella Russia zarista a suon di pogrom. Territorio che all’epoca ospitava circa il 95% della popolazione ebraica mondiale. Molti scapparono in Europa o in America, altri tentarono di combattere unendosi ai movimenti rivoluzionari anti-zaristi. Un’assoluta minoranza, il sionismo, voleva utilizzare l’odio antiebraico come fattore propulsivo per il proprio sviluppo. Incredibilmente, al contrario di quanto si pensa, Herzl e i suoi seguaci, condividevano l’obiettivo dell’antisemitismo, cioè l’espulsione degli ebrei dall’Europa, chiaramente da un altro punto di vista: “I governi dei paesi dove dilaga l’antisemitismo, sono vivamente interessati a concederci la sovranità”. “L’antisemitismo è cresciuto e continua a crescere, ed io con esso.”
Avete presente i pogrom e la politica antisemita della Russia zarista agli inizi del Novecento, i massacri e le discriminazioni?

Bene, Herzl non riuscì a realizzare il suo sogno di incontrare direttamente lo zar, così come invece aveva fatto con il Kaiser Guglielmo II, ma strinse con franchezza le mani di due dei suoi ministri più razzisti ed antisemiti: il ministro degli interni von Plehve e quello delle Finanze Witte. Trasferire gli ebrei dall’Europa e dalla Russia era già un vantaggio per tutti, ma in cambio dell’appoggio al sionismo, Herzl promise anche di togliere di mezzo gli elementi rivoluzionari e socialisti ebrei. Il progetto stava prendendo forma, le fondamenta si stavano ponendo. Pacche sulle spalle con chi aveva inventato di sana pianta il mortale strumento dei protocolli dei savi di Sion.
Coloro che fuggivano dai pogrom zaristi però, sceglievano di gran lunga il Regno Unito, piuttosto della Palestina, vanificando così il lavoro sionista. L’estrema destra britannica, i circoli razzisti ed antisemiti volevano negare il diritto d’asilo ai profughi ebrei russi. Quale migliore occasione per Herzl? La sua presa di posizione politica fu identica a quelle di Arnold White e del segretario alle Colonie Joseph Chamberlain, capi del movimento razzista che voleva bandire gli ebrei dalle terre di Sua Maestà.

Comprensibilmente la celebre Dichiarazione Balfour non fu causale, la promessa di un focolare nazionale ebraico in Palestina giungeva da un Lord fanatico sostenitore del sionismo che dichiarò beatamente in parlamento: “Non andrebbe a vantaggio della civiltà del nostro paese la presenza di un immenso corpo sociale i cui membri, per loro stessa iniziativa, restano un popolo a parte, e non solo professano una religione diversa da quella della maggior parte dei loro concittadini, ma contraggono matrimonio solo all’interno della loro comunità.”

Caduti quattro imperi dopo la carneficina dei popoli della Grande Guerra, la Palestina dall’amministrazione ottomana passò sotto la sfera d’influenza dei vincitori.
Il movimento sionista, non essendo veggente, durante il conflitto si barcamenò, sviluppando legami con entrambi i contendenti. I pregiudizi antisemiti per trovare una soluzione alla questione ebraica e gli obiettivi imperialistici, gestione dei territori e delle risorse, più controllo del Canale di Suez, diedero un forte impulso alla Dichiarazione Balfour, come d’altronde si accorse immediatamente l’unico ebreo del gabinetto britannico, Sir Edwin Montagu:

“Sono assolutamente dell’idea che non esiste una nazione ebraica. […] Quando si dice agli ebrei che la loro patria è la Palestina, tutti i paesi saranno immediatamente tentati di sbarazzarsi dei loro cittadini ebrei, e vi ritroverete in Palestina una popolazione che ne scaccia i suoi attuali abitanti, prendendosi le parti migliori del paese.”
Nel 1933 con la salita di Hitler al potere in Germania….
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