Per la prima volta in 22 anni la Corte penale internazionale ha emesso mandati d’arresto per leader occidentali.
I due leader sono Benjamin Netanyahu, il più longevo primo ministro di Israele, e Yoav Gallant, suo ex ministro della Difesa con cui ora condivide il mandato d’arresto per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
La camera preliminare della Corte dice di ritenere Netanyahu e Gallant “co-responsabili” di “crimine di guerra della fame come metodo di guerra e crimini contro l’umanità di omicidio, persecuzione e altri atti inumani” e di “attacchi intenzionali contro la popolazione civile” su base politica e nazionale.
Ci sono ragionevoli motivi per credere che Netanyahu e Gallant abbiano “intenzionalmente e consapevolmente privato la popolazione civile di Gaza di beni indispensabili alla sopravvivenza, tra cui cibo, acqua, medicine e forniture mediche, oltre a carburante ed elettricità, almeno dall’ 8 ottobre 2023 al 20 maggio 2024.”
La scarsità di aiuti alimentari e medici in entrata hanno reso gli ospedali incapaci di salvare vite umane, costringendoli a operare e amputare arti senza anestetici, infliggendo una sofferenza disumana.
E poi il crimine di sterminio che ricorda il lessico utilizzato nella Convenzione contro il genocidio per cui da gennaio è aperto un fascicolo alla Corte Internazionale:
ci sono “ragionevoli motivi per ritenere che la mancanza di cibo, acqua, elettricità e carburante e forniture mediche abbia creato condizioni di vita dirette a condurre alla distruzione di una parte della popolazione civile di Gaza.”
Alcuni dati:

Il 96% della popolazione di Gaza soffre alti livelli di insicurezza alimentare e il 60% delle missioni umanitarie sono state bloccate dalle autorità israeliane (dati ONU)

Il 90% degli ospedali di Gaza e il 74% degli edifici totali sono stati distrutti o danneggiati. Tra questi 486.000 case, 512 scuole, 845 moschee e tre chiese.

Sono 1030 gli operatori sanitari uccisi e 1280 i feriti. Uccisi 190 giornalisti e 86 membri della protezione civile, 17.000 bambini e 11.000 donne. 4.150 i gazawi arrestati.
Invitiamo il governo italiano, il cui Stato ha ratificato lo Statuto della Corte, a procedere ad immediato arresto del primo ministro israeliano qualora mettesse piede sul suolo italiano.


Nel frattempo non possiamo che riconfermare l’importanza della mobilitazione internazionale dal basso in solidarietà al popolo palestinese. Per far cessare tutte le collaborazioni con l’appartato accademico-militare-industriale che rende possibile questo genocidio.