NUOVA STRAGE SUL LAVORO

Vergogna e infamia per tutte quelle autorità che potrebbero fare qualcosa e non fanno niente. Con i responsabili che perlopiù se la scampano.

Il profitto di lor signori è bagnato di sangue.

Un’altra strage operaia, la seconda a Firenze in soli dieci mesi, l’ennesima nel paese.

Ad annunciarla è stata la fortissima esplosione, avvertita a chilometri di distanza, avvenuta poco dopo le 10 del mattino nell’enorme deposito di 170mila metri quadrati dell’Eni a Calenzano, alle porte di Firenze, dove vengono stoccati in 24 grandi serbatoi i carburanti che arrivano con due oleodotti dalla raffineria Eni di Livorno, per poi essere convogliati alle dieci pensiline di carico delle autocisterne. Durante quest’ultima fase, secondo le prime ricostruzioni degli investigatori, c’ è stata la deflagrazione, immane, che ha provocato due morti, dieci feriti fra cui alcuni gravissimi, e tre dispersi. In massima parte camionisti.

Per spegnere l’incendio sono state impegnate ben nove squadre dei vigili del fuoco, che hanno evitato danni ancora peggiori “proteggendo” i serbatoi pieni di benzina, gasolio e kerosene.

A detta dei tanti testimoni, l’effetto dell’esplosione è stato terrificante, con vetri e infissi rotti anche a un chilometro di distanza.

“Ci siamo spaventati a morte – aggiunge Nicolas Magnolfi che lavora in un’officina accanto al deposito – è stato veramente brutto. C’era preoccupazione per questo deposito – spiega – noi ormai non ci si pensava neanche più troppo, dopo un po’ ci fai l’abitudine. Ma ci chiedevamo: ‘se dovesse esplodere che succederà?’. Alla fine è successo davvero”.

Nel 2017 e 2020 il Comitato tecnico regionale, incaricato dei sopralluoghi per verificare la rispondenza della situazione all’interno dell’impianto ai rapporti di sicurezza, aveva segnalato una serie di criticità, detto in termini meno fumosi una serie di pericoli. Poi nel 2023 tutto improvvisamente “si sistema”, in che modo non è ancora chiaro.

Vuol dire che se ne sono stracatafottuti.

Questa è indifferenza che va severamente punita. Senza severe punizioni le cose continueranno ad andare così.

La vita di un lavoratore non conta niente per i consigli d’amministrazione e profittatori di ogni livello, conta solo la sua forza lavoro da spremere per fare più profitto senza curarsi di quanto costa il vuoto della vita di un lavoratore, di un uomo, per le/i sue/i care/i.

L’unanime cordoglio strombazzato dalla politica doveva essere unanime intervento perché le regole di sicurezza fossero imposte e rispettate, e se non praticate severissimamente perseguite.

La storia (a ricordarla) parla chiaro. Dopo le stragi sul lavoro degli ultimi tempi poco o nulla è cambiato, qualche esempio:

LA STRAGE SUI BINARI DI BRANDIZZO

Sui binari lavoravano in 5 e in 5 sono morti, tutti i dipendenti di una ditta in subappalto. RFI, colosso del gruppo FS, non ha mai risposto a molti rilievi dell’agenzia governativa per la sicurezza e negli anni poco è cambiato né sulla sicurezza né sul controllo della filiera degli appalti.

Tre nuovi incidenti nei mesi dopo alla strage, con modalità molto simili, tutti in Piemonte: lavoratori sui binari con i treni ancora in circolazione.

Come mai non sono in galera gli amministratori delegati?

IL CROLLO NEL CANTIERE DI ESSELUNGA di via Mariti a Firenze del 16 febbraio ha causato cinque morti e tre feriti gravi. Ha portato a un’ampia inchiesta della procura di Firenze con ipotesi di reato che vanno dell’omicidio colposo plurimo lo sfruttamento del lavoro. Sin dalle prime ore dopo il crollo del solaio in cemento dovuto al cedimento di una trave, è stato chiaro che il cantiere aveva gravi irregolarità.

Si indaga anche sullo sfruttamento in un cantiere dove lavoratori divisi in decine di subappalti operavano con formazione inadeguata, a volte in nero, altre costretti a restituire parte dello stipendio al datore di lavoro, in un sistema di sfruttamento diviso anche su base etnica, in cui non è semplice tracciare un confine tra caporale e connazionale che ti aiuta a lavorare.

STRAGE DI SUVIANA

Il 9 aprile 7 lavoratori sono stati uccisi da un’esplosione nella centrale idroelettrica di Suviana sull’Appennino bolognese.

Erano ex dipendenti in pensione di Enel Green Power richiamati in servizio nell’intervento di manutenzione straordinaria, per la loro esperienza.

Per l’azienda, che dal 2018 non rimpiazzava più i tecnici che via via andavano in pensione, era pratica ormai consolidata, con un depauperamento costante e progressivo delle competenze interne, a scapito della sicurezza.

LA STRAGE DI CASTELDACCIA

dove cinque operai sono morti e due sono rimasti feriti dentro le fognature. Sono indagati dalla procura di Termini Imerese per omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme antinfortunistiche e di lesioni personali colpose gravissime aggravate il direttore dei lavori e responsabile sicurezza di Amap.

A due mesi dall’incidente non è cambiato niente. Resta il silenzio della regione, in amap non è cambiato nulla. Non c’è prevenzione, né controllo, ci sono i morti.

OMICIDIO SUL LAVORO A LATINA

Il 25 giugno scorso è stata emessa l’ordinanza di arresto di Antonello Lovato, l’imprenditore agricolo accusato di condotta disumana contro Satnam Singh, il bracciante indiano morto dopo aver perso un braccio ed essere stato scaricato davanti casa con l’arto in una cassetta degli ortaggi.

I controlli sono sotto numero come gli ispettori. Poco poco è stato fatto all’azienda di Lovato.

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