“SI VIS LUCRUM PARA BELLUM” (Se vuoi profitto prepara la guerra) E LA FONDAMENTALE BATTAGLIA SUL SENSO DELLA STORIA
Il governo italiano ha da poco fatto redigere Le Nuove indicazioni nazionali per la Scuola dell’infanzia e il primo ciclo d’istruzione, materiale che dovrebbe fungere da base per una nuova riforma scolastica. La Commissione che ha redatto le linee guida per lo studio della Storia è coordinata da un certo Galletto del Loggione (al secolo Galli della Loggia) che assieme ai suoi compari fin dall’inizio (incipit) canticchia ben ammaestrato sulla superiorità dell’ ”Occidente”, eccone un passaggio:
“Solo l’Occidente conosce la Storia. […] Altre culture, altre civiltà hanno conosciuto qualcosa che alla storia vagamente assomiglia. […]
È attraverso questa disposizione d’animo e gli strumenti d’indagine da essa prodotti che la cultura occidentale è stata in grado di farsi innanzitutto intellettualmente padrona del mondo, di conoscerlo, di conquistarlo per secoli e di modellarlo”.
La sintesi di questo pomposo, odioso e pericolosissimo suprematismo la vediamo in azione oggi nel genocidio del popolo palestinese reso possibile anche dalle armi del nostro paese. Gli “indigeni” palestinesi sono “barbari” da scacciare o sterminare, le cui terre vanno occupate e colonizzate. Una pratica che prosegue da più di 70 anni con il sostegno del mondo “occidentale” e che l’attuale governo israeliano vuole portare alla fase finale, alle estreme conseguenze. Basti ricordare le parole del premier israeliano che cita un passo del libro cardine della tradizione giudaico-cristiana, la Bibbia: «Va’ dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini» (I Samuele 15, 3). Evidentemente il popolo biblico di Amalek è rappresentato da quello dei palestinesi oggi.
E che dire del progetto di Trump di “ripulire” Gaza e trasformarla nella Riviera del Medioriente, “modellandola” ad uso e consumo di ricchi immobiliaristi e turisti. Oppure la strage di medici volontari della Mezzaluna rossa palestinese (la nostra Croce rossa) e pompieri che andavano a prestare soccorso ai feriti tutti trucidati dall’esercito israeliano.
La lista potrebbe allungarsi in maniera spaventosa, cosa che ci e vi risparmiamo sapendo di dover partire almeno dalla tratta degli schiavi nel 1600.
Torniamo alle Nuove indicazioni nazionali per lo studio della storia. A parte la presuntuosa ignoranza di questi storici al guinzaglio che forse non conoscono o coscientemente occultano l’esistenza di grandi storici di altre grandi culture come i cinesi Sima Quian (145-86 a.C.) e Ben Gu (32-92) o gli arabi Al-Tabari (839-923) o Ibn Khaldun (1332-1406), noi che abbiamo imparato “l’etica del guerriero” dagli zapatisti del Sud-Est Messicano; che abbiamo letto i grandi scritti dei filosofi greci grazie alla trasmissione salvifica dei filosofi arabi; che abbiamo imparato l’incommensurabile apporto storico della ricchezza della musica africana, il coraggio di Thomas Sankara così come dei neri sudafricani; che abbiamo imparato dalla resistenza eroica dei Mapuche all’estremo sud dell’America Latina e quella degli indiani d’America su al Nord; che abbiamo imparato che senza le critiche degli indiani del Canada alla società europea del tempo riportate nei diari di viaggio dei missionari gesuiti non sarebbe nato l’Illuminismo; che abbiamo imparato dalla indomabile lotta di liberazione di tutto un popolo con la Lunga Marcia e dagli episodi indimenticabili di resistenza degli aborigeni australiani alla furia genocida dei “bianchi”; noi non possiamo accettare, anzi combattiamo questa aggressione al senso della storia delle future generazioni.
Il motivo principale e più chiaro è fondamentalmente uno: fomentando un pomposo eurocentrismo da “scontro di civiltà” ci vogliono portare in guerra, indottrinati, rimbambiti in un furore suicida: il macello fra popoli e i profitti per i ricchi di tutte le nazioni. Altro che “festa dei popoli”.
Conoscere la storia di altri popoli ci aiuta a conoscere meglio la nostra viceversa, ci può aiutare a stringere affratellamenti e sorellanze nella lotta in basso contro le guerre dei milionari. L’eroica resistenza di un intero popolo, quello palestinese non a caso ha molto da insegnarci.
Riprendiamo alcuni passaggi delle Nuove indicazioni sullo studio della storia:
“Altre culture, altre civiltà hanno conosciuto qualcosa che alla storia vagamente assomiglia. […]”
“La Storia, come da oltre due millenni l’Occidente l’intende, non consiste nella raccolta dei fatti e nel metterli in ordine cronologico. […] La Storia consiste nel pensare i fatti. […] giudicare e narrare i fatti riguardanti le collettività umane. […] La storia, cioè la conoscenza e il giudizio sul passato.”
“La storia, intesa cioè come indagine e ragionamento intorno agli avvenimenti […] si è sempre accompagnata anche a un giudizio morale su quanto era oggetto del suo racconto. In questo modo essa ha rappresentato una pagina decisiva del modo come si è costruita non solo la nostra comprensione del mondo ma la stessa nostra consapevolezza del bene e del male”
Come vediamo i vari Galli del Loggione spiegano la superiorità occidentale in campo storico con il fatto che in Occidente la Storia non consisteva e non consiste solo nel raccogliere i fatti e raccontarli ma anche nell’ interpretarli e giudicarli. Tuttavia quando poi si passa al come insegnare la storia nelle scuole l’interpretazione e il giudizio scompaiono e rimane solo il racconto dei fatti. Riportiamo il passaggio:
“Anziché mirare all’obiettivo, del tutto irrealistico, di formare ragazzi (o perfino bambini!) capaci di leggere e interpretare le fonti, per poi valutarle criticamente magari alla luce delle diverse interpretazioni storiografiche, è consigliabile percorrere una via diversa. E cioè un insegnamento/apprendimento della storia che metta al centro la sua dimensione narrativa in quanto racconto delle vicende umane nel tempo”
Pensiamo la dimensione narrativa sia essenziale ma ci chiediamo con quale criterio si selezionano i fatti centrali, quale visione del mondo si esprime attraverso quella determinata narrazione dei fatti? Si vuol forse nasconderla? Scolare e scolari sono troppo piccoli per l’interpretazione e il giudizio, anche in forme elementari?
Una forma di indottrinamento che richiama il vecchio “libro e moschetto”? Oppure le ragazzine e i ragazzini sono come quelle e quegli “indigeni” di altre civiltà che non possono avere la “superiore” capacità occidentale di intendere l’analisi storica e dobbiamo trattarli quindi come i “coloni” fanno con i “colonizzati”?
Noi non siamo per niente certi che anche a quell’età bambine/i e ragazzine/i non possano valutare le varie interpretazioni e formulare un giudizio storico e morale seppur molto semplice. Anzi a questo proposito ricordiamo un esempio storico di qualche anno fa accaduto in una scuola italiana: a una compagna di classe con disabilità era stato proibito di partecipare alla gita di classe, l’intera classe per solidarietà ha protestato: “o viene anche lei o noi non andiamo”. Questo dimostra un senso di giustizia e una capacità di giudizio su un evento assai più acuta rispetto a molti adulti “occidentali”.
Il senso della storia è un tema cruciale perché su questo terreno si gioca la battaglia per l’educazione delle future generazioni. Allora accettiamo le provocazioni di certi pennivendoli e rispondiamo “con spirito guerriero” alle aggressioni dall’alto. Si tratta di un’ astuta battaglia controculturale nei confronti delle idee di chi vuole portarci in guerra contro gli altri popoli costruendo la nostra forma mentis pronta ad obbedire a qualsiasi ordine ci venga impartito dai milionari. Loro hanno già iniziato con la grancassa della propaganda culturale, devono rendere accettabile all’opinione pubblica il piano di riarmo europeo da 800 miliardi per essere pronti alla guerra fra 5 anni, guerra che faranno combattere a noi che stiamo in basso.
I milionari, i signori di casa propria sono i feroci coloni di noi che stiamo in basso, vogliono farci credere di appartenere alla stessa prospettiva, vogliono arruolarci nella stessa missione in cambio di qualche briciola per la quale ci chiedono di vendere la nostra etica, la nostra anima facendoci sentire “superiori” alle altre culture. Questa è la grande menzogna. Il suo scopo è solo uno: preparare la guerra per risolvere la crisi e salvare i margini di profitto di lor signori: “Si vis lucrum para bellum.” Se vuoi continuare ad accumulare ricchezze prepara la guerra.
Noi opponiamo loro un senso della storia diverso: la pace fra i popoli fondata sull’affermazione della giustizia sociale e ambientale.