LA REPRESSIONE, VIOLENTA O SUBDOLAMENTE SOTTILE, NON CI IMPEDIRÀ DI CONTINUARE AD IMPEGNARCI A FIANCO DEL POPOLO PALESTINESE E AD ESTENDERE LA SOLIDARIETÀ
Gaza è un inferno. I civili morti sono più di 30.000, la maggior parte donne e bambini. La quasi totalità degli ospedali sono stati distrutti dall’esercito israeliano. Ormai molti bambini stanno morendo di fame. Intanto sta per cominciare l’offensiva dell’esercito israeliano sulla città di Rafah dove vivono sfollati più di un milione di civili. Usa e Inghilterra, dopo essersi più volte espressi per la soluzione “due popoli, due stati” hanno votato no al pieno riconoscimento della Palestina nell’ONU, 75 anni dopo dicono sia ancora “troppo presto”. Per chiudere il cerchio, gli Stati Uniti hanno appena dato il via libera a 26 miliardi di aiuti militari al governo israeliano.
Allo stesso tempo, la repressione antidemocratica del movimento contro la guerra e contro il genocidio in Palestina si fa sempre più pesante, alla faccia della libertà di espressione e dei proclamati diritti liberali:
• Qualche giorno fa sono stati denunciati 32 studenti per l’occupazione del rettorato della Sapienza. Due studenti sono stati arrestati. Pochi giorni prima le studentesse e gli studenti de La Sapienza sono stati caricati violentemente dalle forze dell’ordine durante un corteo pacifico davanti alla loro università.
• In Germania le forze dell’ordine hanno interrotto un congresso palestinese a Berlino e hanno proibito all’ex ministro greco delle finanze Varoufakis di entrare nel paese perché chiede la pace tra israeliani e palestinesi.
• Google ha licenziato 28 dipendenti che avevano manifestato assieme a dipendenti Amazon per chiedere di interrompere il progetto Nimbus. Il contratto ‘Project Nimbus’ da 1,2 miliardi di dollari è stato firmato nel 2021, e prevede sia da parte di Google sia di Amazon la fornitura di infrastruttura cloud alle forze armate israeliane. Il giorno precedente 9 dipendenti erano stati arrestati con l’accusa di violazione del domicilio per aver organizzato due sit-in negli uffici di New York e di Sunnyvale, in California, e per aver portato la protesta nell’ufficio dell’amministratore delegato (Ceo) di Google Cloud, Thomas Kurian. Il gruppo che ha organizzato le proteste è No Tech for Apartheid.
• Il prefetto di Lille (Nord della Francia) ha imposto per la seconda volta in pochi giorni l’annullamento di un evento organizzato dalla France Insoumise sul tema della Palestina.
• Leonardo, l’industria delle armi con il più grande fatturato in Europa, dichiara di rifiutare per un mese ogni partecipazione ad iniziative all’interno delle Università italiane per ”problemi di sicurezza”, cercando così di delegittimare l’impegno contro la guerra del movimento studentesco
• Allo scrittore Antonio Scurati è stato proibito da parte del governo italiano di leggere il suo monologo sul 25 aprile nella TV pubblica (Rai 3)
• La polizia è entrata per la prima volta dopo il 1968 nella Columbia University per sgomberare le studentesse e gli studenti che manifestavano in solidarietà a Gaza
• Ogni anno, per la cerimonia di laurea, è tradizione per le università americane selezionare uno studente che si è distinto per tenere il discorso di commiato. Alla USC di Los Angeles, l’onore di quest’anno è andato ad Asna Tabassum, figlia di immigrati musulmani dell’Asia meridionale, che si è laureata con lode in bioingegneria. Lunedì, tuttavia, la direzione dell’università ha improvvisamente annunciato che il discorso non si sarebbe tenuto «nell’interesse della sicurezza del campus e degli studenti». La verità è che Asna, attiva nel volontariato sociale, intendeva parlare contro lo sterminio in atto a Gaza. La studentessa oltre al suo corso di laurea, presso la prestigiosa università californiana aveva seguito un programma di studi sulla «resistenza al genocidio», sponsorizzato, ironia della sorte, dalla Shoah Foundation. A quanto pare, però, secondo l’università, la resistenza va fatta solo a certi genocidi.
• Alla New York University, il mese scorso, è stata interrotta una lettura in cui è stata recitata l’ultima poesia di Refaat Alalreer, un poeta ucciso nella Striscia di Gaza poche settimane prima. Anche la sua invocazione ad essere ricordato è stata giudicata «aggressiva» nei confronti del corpo studentesco ebraico. Due professori dell’università, Paula Chakravartty e Vasuki Nesia, hanno firmato un editoriale sul New York Times, denunciando l’atmosfera neo-maccartista che si è creata in molti campus per la semplice espressione di opinioni. A novembre, l’ACLU (American Civil Rights Union) ha denunciato «l’inaccettabile inibizione della libertà di espressione», proprio nei luoghi più preposti all’espressione delle idee.
• In California, la scorsa settimana, gli amministratori del Pomona College hanno chiamato la polizia antisommossa per sgomberare un edificio occupato in solidarietà ai palestinesi, arrestando 19 studenti e sospendendone sei. Pomona è una piccola ma prestigiosa università, a 70 km da Los Angeles (è stata frequentata, tra gli altri, da Frank Zappa, John Cage e Kris Kristofferson – più recentemente vi ha insegnato David Foster Wallace)
Ieri in 96 città spagnole ci sono state manifestazioni contro il genocidio a Gaza, in cui si è chiesto al governo spagnolo l’embargo contro lo stato israeliano come pressione nei confronti delle scelte del governo israeliano.
Sempre ieri durante la manifestazione contro la TAV a Trento, opera inutile e devastante, in molti hanno espresso parole di solidarietà alla Palestina e per un contrasto sempre più necessario ai venti di guerra.
Reagiamo, con un impegno continuo e di lunga durata, chiamando tutte e tutti gli amanti della giustizia e della pace a fare del 25 aprile una giornata che esprima l’opposizione contro la guerra e la più profonda solidarietà alla lotta di liberazione del popolo palestinese. Impegnamoci in un discorso persuasivo per tutte e tutti quelli che avvertono la gravità di quello che sta succedendo e che si batta per intrecciare ed estendere le lotte.
