Se fosse stato soccorso subito, «con ogni probabilità» Satnam Singh, il lavoratore indiano stritolato da un macchinario avvolgi-plastica che gli ha tranciato un braccio in un’azienda agricola di Borgo Santa Maria, una frazione di Latina, si sarebbe salvato, sarebbe ancora vivo.
Invece, il suo datore di lavoro (più chiaro definirlo “il padrone”) Alessandro Lovato, per non far scoprire che era impiegato al nero e che la sua azienda non rispettava le norme di sicurezza sul lavoro, lo ha lasciato agonizzare per un’ora e mezza prima di caricarlo su un furgoncino, con il braccio amputato messo in una cassetta della frutta, per poi scaricarlo come un sacco d’immondizia davanti a casa.
Lo sostiene l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip di Latina Giuseppe Molfese, che ieri ha accompagnato l’arresto di Lovato.
Se questo è un uomo….
Una cosa è certa, è un padrone feroce, espressione di quel latifondo semi-feduale che ha una lunga storia d’ingiustizia spietata nella nostra nazione.
Si stima che i braccianti in Italia siano più di un milione e mezzo. Sottoposti a condizioni di lavoro schiavistiche, per 4 euro l’ora, fino a 15 ore al giorno.




Ricordiamocene ogni volta che ci sediamo a tavola per pranzare o cenare, se siamo fortunati in compagnia.

Non possiamo lasciare sole e soli queste nostre sorelle e fratelli.




Insorgiamo contro un governo che permette tutto questo, contro un mondo in cui queste infamie continuano indistrubate o poco disturbate dalle autorità competenti.

