Le stelle brillavano, brillavano luminosee su tutto il fronte occidentale, le armi tacevano, tranquille. Gli uomini sonnecchiavano nelle trincee, nel freddo e nel buio.
Chi pensava alla famiglia, chi agli amici, chi cantava una canzone ad altri che stavano lì, calmi, a giocare a carte per passare la notte di Natale.
Guardammo le trincee tedesche, qualcuno si mosse nella terra di nessuno e nel buio arrivò un soldato con in mano una bandiera bianca.
Comparvero piccoli cartelli con le scritte “buon Natale” e “Non sparate, noi non spariamo”.
Arrivarono allora, da entrambe le parti, degli uomini di corsa per la terra di nessuno, passando i reticolati, il fango e le postazioni di artiglieria ; timidamente ci stringemmo le mani.
Fritz portò caffè e cioccolata, Tommy carne in scatola e marmellata, e mentre stavan tranquilli lì a parlare e a scambiarsi regali, la luna splendeva sulla terra di nessuno.
Noi iniziammo a suonare l’armonica a bocca, loro cantavano, e allora applaudimmo. Poi tirarono fuori delle cornamuse, e suonarono le loro melodie così poetiche. Gli uomini facevano oscillare delle torce e festeggiavano. Avevamo preparato un grog, e facemmo un brindisi.
Con alcuni vecchi stracci e un po’ di spago fu fabbricato un improvvisato pallone da calcio, mentre le porte furono delimitate da pile di cappotti.
E così, il giorno di Natale, tutti facemmo una partita di calcio nella terra di nessuno,Tommy portò un po’ di pudding natalizio, Fritz mise su una squadra di tedeschi e anche se ci batterono a calcio, tutti ci dividemmo la trincea e bevemmo e poi Fritz mi fece vedere una foto sgualcita di una ragazza mora lassù a Berlino.
Per i quattro giorni dopo nessuno sparò né disturbò la notte, perché sia il vecchio Fritz, sia Tommy Atkins avevano perso la voglia di combattere.
Così ci mandarono via dalle trincee, e ci rimandarono nelle retrovie sostituendoci con truppe fresche e ordinando alle armi di fare fuoco.
Gli alti comandi dei due eserciti si diedero da fare per impedire che altre scandalose tregue si ripetessero: si andò dalla minaccia di corte marziale per chiunque avesse avuto contatti con il nemico all’idea di bombardare le trincee nei giorni precedenti ogni futuro Natale.
Infine ci fu un secco comunicato alle truppe: “Mai più tregue, partite di calcio incluse. In guerra non bisogna mai interrompere l’uccisione del nemico”.
I primi giorni del 1915 il fuoco di sbarramento tornava a sfavillare luminoso, arrivarono gli ordini : Preparare l’ offensiva ! Stanotte si va all’assalto !
E gli uomini aspettavano nelle trincee lanciando sguardi al campo di calcio mentre su tutto il fronte occidentale le armi ricominciarono a latrare.
Quella tregua durò solo il tempo di un concerto, ma noi che siamo morti fra il ’14 e il ’18 la continueremo a raccontare a chi non la conosce, affinché, finalmente, nessun secco comunicato possa più fermare quel concerto, nessun secco comunicato possa più fermare quell’incontro, quell’unità di quelli che stanno in basso contro quelli che stanno in alto.
