

PUNTATA
Dopo il bombardamento educativo prolungato, dopo la fabbrica ideologica dell’olocausto, il senso comune non riesce a capacitarsi del perché le vittime si siano trasformate in carnefici. Ma chi sono le vittime dell’olocausto? Più o meno la metà dei sei milioni di ebrei morti erano polacchi e nei territori del fronte orientale furono, nonostante l’impreparazione politico-militare, numerosi gli episodi di resistenza, di appoggio ai partigiani o all’Armata rossa, di eroiche rivolte nei ghetti e nei campi di sterminio. I sionisti non alzarono un solo dito per supportare la resistenza antifascista, nonostante la loro capillare rete d’organizzazione. Dopo la fine degli accordi di collaborazione, tanti movimenti sionisti dell’est non riuscirono più a comunicare con il centro o con i leader sionisti fuori dai territori occupati dai nazisti.

Prendiamo in esame le straordinarie rivolte dei ghetti per la sopravvivenza. L’inizio sistematico della soluzione finale, lo spargersi delle voci sulla barbaria più oscura, aprirono gli occhi, naturalmente con tempi e modalità diverse, alla maggior parte degli abitanti dei ghetti. Il brutale sterminio bussava in uniforme alle porte, non ci si può difendere di fronte alla storia, giustificandosi di non sapere le reali intenzioni della croce uncinata già abbondantemente sporca di sangue. Vilnius fu il primo caso in cui si tentò di costituire un movimento di resistenza ebraica organizzato.




IL CASO di VILNIUS
“Non facciamoci condurre al macello come pecore! È vero che siamo deboli e che non abbiamo nessuno che ci aiuti. Ma la sola degna risposta che possiamo dare al nemico è resistere.”
[Yahia F., Relazioni pericolose, pag.68. Si veda l’appello di Yitzhak Wittenberg e Abba Kovner agli abitanti del ghetto di Vilnius, 1° gennaio 1942 (reperibile in italiano http://www.olokaustos.org/opp…/biografie/resbio/kovner.htm) ]


Il sabotaggio non bastava, si provò a pianificare un’insurrezione generale, ma il sionista Jacob Gens iniziò a collaborare con i nazisti che addirittura lo nominarono capo della polizia ebraica di Vilnius. “È un caso particolare, perché nessun altro leader dei ghetti fu tanto zelante nel mettersi al servizio dei nazisti quanto Gens; nessun altro leader dei ghetti usava la polizia per fare uccidere gli ebrei. E nessun altro leader dei ghetti ebbe un ruolo tanto importante nel sabotare la partecipazione degli ebrei al movimento partigiano. […] Gens fondeva il nazionalismo lituano con la corrente fascista del sionismo, quella dei seguaci di Žabotinskij.” (Ze’ev Žabotinskij sarebbe diventato il fascista e collaborazionista, fondatore della rete “sionista revisionista”, che addirittura siglò un patto con il massacratore ucraino di ebrei Petljura)
[Yahia F., Relazioni pericolose, pag.69. Si veda Ainsztein Reuben, Jewish Resistance in Nazi-Occupied Eastern Europe, pp.505-507]

Purtroppo non fu il solo sionista collaborazionista nei ghetti. La linea che li accomunava fu quella di credere di salvare dei tipi particolari di ebrei, scelti accuratamente, sostenendo così la macchina infernale nazista. Non solo lavorando nelle fabbriche belliche, ma consegnando alla forca gli altri ebrei sacrificabili e impedendo la fuga a quelli che si volevano unire alla resistenza.


Nel 1942, per i suoi servigi, Jacob Gens, fu premiato con il controllo di tutti i ghetti delle regioni vicine a Vilnius. “Nell’ottobre 1942 i nazisti dissero a Gens che volevano uccidere 1500 ebrei nel ghetto di Oshmyanyè [Ošmjany in Bielorussia]. In seguito essi “furono d’accordo nel ridurre il numero delle vittime a 400, purché esse fossero selezionate ed uccise dai poliziotti di Gens”. Gens accondiscese alla richiesta e mandò il suo capo della polizia, Salek Desler (anch’egli un revisionista) con 30 uomini. Essi scelsero più di 410 anziani e malati e provvidero essi stessi ad ucciderli.
Gens difese la sua azione sostenendo che “è nostro dovere salvare i giovani e i forti e non lasciarci sopraffare dai sentimenti”. [Ibid., pp.69-70]

Non è tutto, i sionisti a Vilnius tradirono il capo comunista della resistenza Wittenberg, ingannando la popolazione con un tranello e consegnandolo alla Gestapo. La resistenza fu definitivamente piegata e alla sua testa fu posizionato un sionista. Si operarono per progetti diabolici come il piano Kovno [Per un approfondimento si veda Tenenbaum Joseph, Underground. The Story of a People, New York, Philosophical Library, 1952, pp.344-354]
, dove veniva pubblicizzata la speranza di un convoglio verso Kovno per migliori condizioni di vita, ma in realtà era un treno della morte. La metodologia di Gens di salvare gli “amici” e sacrificare tutti gli altri non fu un caso isolato, così si comportavano i sionisti in moltissimi ghetti, riuscendo ad infiltrarsi anche nelle maglie della resistenza (Tra i tanti Kovner, Barasz, Rumkowski, Merin, Nusing, Weizmann, Schwalb…). Le rivolte nei ghetti testimoniano che si sarebbe potuto fare molto di più senza il subdolo ostacolo dei collaborazionisti.
“Un ruolo chiave nel programma di sterminio fu svolto da….
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