Le frasi più assurde dei neo diplomati all’esame di maturità:

L’acerrimo nemico dei Puffi a quanto pare ha conquistato e ribattezzato a suo nome lo Stretto dei Dardanelli che diventa lo “Stretto di Gargamella”.

L’ipotesi di una fantasiosa studentessa è che il Regime fascista italiano abbia sfruttato talune tecniche di promozione per “brandizzare” le sue giovani leve. E lo avrebbe fatto rivolgendosi così a una nota azienda italiana del tempo. Ecco perché i “Balilla” sarebbero stati i “Barilla”

l’Italia tra il 1939 e il 1945 era sotto l’influenza comunista.

Le foibe vengono spostate alla Prima guerra mondiale

Il New Deal americano viene attribuito al premier britannico Churchill. D’altronde se Pascoli è un pittore tutto è possibile.

“Gli ebrei furono deportati nei campi di concentrazione.”

“Mussolini è un comunista”. Così ci sta pure che lo sterminio degli ebrei venga attribuito alla Russia.

La Prima Guerra mondiale diventa Seconda e viceversa, la guerra lampo va da una all’altra senza remore, e lo stesso vale per Hiroshima Nagasaki. E così, in coerenza, non fa strano che il muro di Berlino possa essere crollato nel 1948 o che la Costituzione italiana possa essere stata varata nel ’68: non si protestava forse per quello?

Garibaldi ha scritto la Divina commedia e quindi Dante, orfano del suo “masterpiece” ha deciso di dedicarsi al Decameron.

Ecco il risultato di un collasso accuratamente preparato da trentennali politiche neoliberiste di aggressione alla scuola pubblica.

La scuola pubblica è un presidio di giustizia sociale e ambientale, un presidio essenziale alla formazione di una coscienza storica e critica di una cittadinanza, un presidio al diritto soprattutto di chi non ha i mezzi ad un pieno e ricco sviluppo della personalità umana, ad un riscatto sociale e collettivo.

L’ultimo capitolo di questa lunga aggressione sta avvenendo in questi mesi: gli effetti della legge sul dimensionamento degli Istituti scolastici.

Molte scuole rischiano di chiudere

per essere accorpate ad altri istituti, soprattutto nelle periferie disagiate delle grandi città e nei paesini dell’interno.

Le scuole diffuse sul territorio scompaiono e così aumenteranno le CLASSI POLLAIO, l’abbandono scolastico, la dispersione dei progetti educativi mirati, la perdita di legami tra i bambini.

La legge sul dimensionamento mira ad adeguare la rete scolastica all’andamento anagrafico della popolazione studentesca, in calo.

Anche questo provvedimento è nato al tempo della riforma del 2008 di Gelmini e Tremonti ma poi è stato perfezionato con il Pnrr da Draghi con criteri di risparmio e riduzione della spesa: le riforme neoliberiste lacrime e sangue.

Il governo Meloni ha inserito nel decreto Milleproroghe di febbraio un comma con il quale consente alle regioni di derogare fino al 2,5% i plessi scolastici da chiudere, ma solo per il prossimo anno scolastico. Dal 2026 dovrebbe diventare operativo il taglio a pieno regime.

La riduzione del numero di istituzioni scolastiche è in corso da un ventennio (nel 2000-01 erano 11.592, nel 2031-32 saranno 6.885, il 40 per cento in meno). Il governo Meloni si pone in piena continuità con i governi precedenti.

Ecco un altro perno della guerra ai poveri ulteriormente potenziata dal governo fascio-leghista-neoliberista.

Nelle periferie di Roma insegnanti e genitori stanno lottando contro la chiusura delle scuole, in certi casi unico presidio culturale ed educativo per chi sta in basso.

Ma la questione non riguarda solo le periferie delle grandi città, anche le aree interne si stanno mobilitando per evitare l’ulteriore impoverimento dei paesi di montagna e pianura. I cittadini di San Felice Circeo, nel Lazio, stanno da tempo difendendo l’unica scuola del centro cittadino, alle prese con lo spopolamento.

«C’è una questione generale di riequilibrio territoriale delle aree interne che oggi rappresentano un’opportunità per una vita più a misura d’uomo, anche a causa del cambiamento climatico, e invece viene scelto un modello di sviluppo che guarda solo alla turistificazione dei centri storici e non alla loro vivibilità», spiega Marco del forum Aperte, piccole, vicine: per una scuola di prossimità.

Per Marco il dimensionamento è un modo diverso di chiamare i tagli nonché una «scelta ottusa fatta non per il futuro ma per questioni economiche e peserà su diverse generazioni dando un colpo di grazia anche all’identità dei piccoli centri».

Da nord a sud: a Domodossola, ad esempio, il piano prevede la nascita di un polo scolastico unico in tutta la città, in Campania saranno tagliati 28 istituti, 18 in Puglia. Complessa la situazione della Calabria che perderà in totale 84 istituzioni scolastiche, creando casi come quello di Tropea dove lo stesso dirigente gestirà 33 plessi. Importante anche il sacrificio di Abruzzo e Molise.

Alle armi cittadini, formiamo i nostri battaglioni!

Le armi della critica, della denuncia, del contrasto, della resistenza, dello sciopero, dell’ unirsi nella lotta per la giustizia sociale e ambientale, per la dignità di chi sta in basso.

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *